Però, c'è un però. Ovvero l'imprescindibile constatazione che i quartieri sono, di fatto, la realtà che ci circonda. Possiamo sognare - e vivere, per qualche giornata - le spiagge delle Maldive e i viali di Vienna ma, alla mattina, ci svegliamo nel nostro quartiere. E nel quartiere torniamo la sera per trovare l'ingresso di casa ingombro di spazzatura, la facciata deturpata da chi, con lo spray, ha creduto di doverci informare della sua fede calcistica o politica, e le scatole (nostre) rotte dal vicino che, ancora una volta, ha parcheggiato in seconda fila. Tutto questo per dire che dai quartieri si scappa sì, ma mai in via definitiva e che i rioni, per quanto lisi dall'abitudine dello sguardo, incidono nella nostra vita, con il loro tran tran quotidiano, più di quanto ci piaccia ammettere.
Nel recente passato, questo giornale ha dato spazio a temi che, per la città di Como, si possono definire “grandi”. Due esempi, su tutti: la Ticosa e il lungolago. Dio sa se ce n'era bisogno, visto quanto è saltato fuori. Ce ne siamo occupati anche perché erano questi gli argomenti che chi parla ai consigli comunali e alle assemblee di categoria definisce “strategici”: dal futuro di un'area dominante del centro e dall'immagine del luogo più frequentato dai turisti è facile immaginare quanto passi del potenziale economico e sociale di una città.
Il fatto è che non basta. Accanto alle grandi occasioni - soprattutto mancate, nel caso di Como - è doveroso che il giornale racconti anche quelle piccole, e insieme ai grandi scandali - questi invece riuscitissimi - occorre dia conto anche di quelli piccoli i quali, forse, arrivano soltanto a meritare la modesta definizione di “disagi” ma che, fastidiosi come sanno essere, rendono difficili le giornate di ognuno di noi.
Ecco perché da oggi e ogni lunedì ne La Provincia troverete due pagine dedicate ai quartieri di Como. Serviranno a noi a raccontare più compiutamente le trasformazioni in atto nella città e a voi per lamentare disservizi, dimenticanze, veri e propri soprusi o iniquità dovuti all'andamento lento della burocrazia. La città di Como se lo merita in modo particolare perché, a dispetto della galoppante urbanizzazione, ancora vanta quartieri ben distinti tra loro, autonomi al punto da essere stati, un tempo, Comuni a se stanti. Non è il caso di riparlarne in tempi di imposti accorpamenti, però è bene tenerlo presente e riconoscere, anche attraverso l'attenzione giornalistica, che si fa presto a dire Como: bisogna invece saper dire pure Sagnino, Rebbio, Albate, Camnago Volta e così via. Oltretutto, non solo Ciardi se ne sapeva uscire con battute ricche di arguzia e verità. Prendete Chesterton: «Noi ci facciamo amici e nemici. Ma è Dio a darci il nostro vicinato».
Mario Schiani
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