Scandalo garage, la Finanza in Comune" scrive oggi La Provincia e il titolo è tanto grande che non si può non vederlo. Il lettore che non ha avuto modo di seguire la vicenda sobbalzerà e si chiederà che cosa è successo di così tanto grave e forse si sorprenderà perché in fondo non è morto nessuno. È vero, non è morto nessuno eppure qualcosa di grave, anzi di gravissimo c'è. Le vittime di questa vicenda sono la correttezza, la trasparenza e l'interesse pubblico nella gestione del patrimonio comunale. Lo scandalo sta proprio qui: da anni alcuni garage comunali sono affittati a prezzi di assoluto favore a dirigenti dello stesso Comune di Como senza bando di gara e senza regolamento. "La Provincia" ha scoperto il caso, ha indagato, ha fatto le opportune verifiche e ha denunciato uno scandalo, apparentemente minore solo perché sembrano smarrite le regole e il rispetto delle istituzioni. Noi non sappiamo se sono stati commessi reati: accertarlo è un compito che spetta ai giudici e l'inchiesta che ha aperto la Procura ce lo dirà. Non c'è bisogno di una sentenza per accorgersi che alcuni beni comunali sono stati gestiti in modo poco corretto. Con i nostri articoli abbiamo sollevato il caso della dirigente responsabile del Patrimonio comunale che è tra i beneficiari di un bene comunale cumulando così il ruolo di controllore e di controllato; abbiamo raccontato di contratti che durano non quattro ma diciotto anni, di contratti che non si trovano, di affitti a prezzi ridicoli per Como e ben lo sanno i privati cittadini che non godono di questi privilegi e pagano le tariffe di mercato. Nonostante i numerosi articoli più che documentati, il sindaco Bruni si è limitato a dire che non commentava. E i dirigenti comunali si sono chiusi nel silenzio invece di spiegare le loro ragioni. Ma se tutto è regolare e legittimo perché gli interessati non mostrano le carte, non esibiscono i documenti, non parlano all'opinione pubblica che attraverso il giornale chiede di sapere come è amministrato un bene che è di tutti? Il Comune deve essere una casa di vetro tutta trasparente affinché chiunque possa vedere e controllare. Spesso, però, quei vetri diventano opachi e a volte addirittura scuri. Ma noi siamo sempre qui a raccontare cosa avviene lì dentro e lo facciamo convinti che un giornale serve i suoi lettori e l'intera comunità se, oltre a scrivere di incidenti e di rapine, è capace di alzare il velo e denunciare il malaffare, i clientelismi e i favoritismi. Di una stampa così libera e indipendente i politici onesti e corretti non hanno nulla da temere. Come ha scritto un noto direttore, siamo convinti che «il nostro giornale deve essere giusto, non giustiziere» perché un giornalista non è né un magistrato, né un poliziotto. Ma fare inchieste sì, sempre. "La Provincia" lo fa con la forza del proprio ruolo di voce del territorio, di tribuna aperta a ogni istanza positiva, di luogo di confronto di idee e opinioni, ma anche istituzione tra le istituzioni, rinnovando ogni giorno l'impegno con i lettori di essere sempre pertinenti e con i potenti di saper fare gli impertinenti.