Non se la prenda, l'ennesimo allenatore avviato in quella Spoon River dei tecnici transitati da Appiano Gentile in cui riposano Orrico e la sua gabbia, Hodgson, Lucescu e millanta vittime del decisionismo morattiano, nel senso di Massimo. Ma Gasp e il Cav hanno molto in comune al di là della popolarità che rivaleggia con quella di Di Pietro all'Accademia della crusca.
Entrambi hanno svolto il proprio mandato incassando un rovescio dopo l'altro: in Italia e all'estero. Per Gasp si veda il derby a Pechino e il debutto in Champions con i turchi del Trabzonspor. L'elenco del Cav è di spessore simile a quello del telefono tra il kapo a Schulz, all'Obama abbronzata per tacere del lato b di lady Merkel.
Vogliamo parlare di manovre? Sia quella dell'Inter di Gasp che il provvedimento varato dal governo non sono sufficienti a raggiungere il pareggio. Lo dicono i risultati e il Fondo monetario internazionale.
Ecco perché Berlusconi si meriterebbe la stessa sorte di Gasperini se ci fosse un Moratti. A Napolitano, probabilmente, non dispiacerebbe indossare per un giorno i panni del petroliere di via Durini. Ma non può.
Anche Gasperini era stato accolto con entusiasmo. La sua difesa a tre doveva rappresentare una rivoluzione tattica così come il premier, ai suoi tempi aveva promesso una rivoluzione liberale.
Gasperini non lo reggeva più nessuno. I tifosi comuni come quelli Vip lo hanno contestato. Stessa sorte per il Cavaliere. Persino gli industriali, i suoi primi sostenitori, lo hanno scaricato. L'articolo di fondo uscito ieri sul Sole 24 Ore, quotidiano di Confindustria, non aveva nulla da invidiare a certe invettive apparse su Tuttosport all'epoca di Ferrara o Del Neri sulla panchina della Juventus.
È il tempo di governi tecnici (anche nel caso dell'Inter, visto che definire Gasperini un tecnico di questi tempi è arduo), di riserve, ma della Repubblica. Come quel Claudio Ranieri sempre a disposizione come tanti Grand Commis a cui aggrapparsi in tempi di crisi profonda. Quelli che non ti garantiscono di vincere (anzi) ma di certo non ti trascinano nel baratro. L'Inter è salva. L'Italia no. Ci vorrebbe un Moratti anche nel Palazzo.
Francesco Angelini
© RIPRODUZIONE RISERVATA