In questi giorni è venuta a Como la curatrice della Sezione Arte del XIX e XX secolo del Guggenheim Museum di New York, Vivien Greene, una storica dell'arte, ben nota anche in Italia per i suoi studi sul divisionismo, ma anche sul vorticismo, la Bauhaus e così via. La Greene ha chiesto di scegliere un mazzetto di disegni santeliani perché vengano esposti nella mostra che il Guggenheim sta preparando per il 2014 (fra parentesi: non è come da noi, dove le mostre a Villa Olmo le allestiamo in un paio di mesi, con il fiato sul collo). Certo il prestito verrà concesso, con tutte le precauzioni che meritano i fragilissimi disegni del grande architetto, tracciati a matita o penna con mano nervosa su carta spesso d'occasione, addirittura da taccuino.
Tutto questo, ripetiamo, non può che renderci orgogliosi di aver tenuto in ordine un patrimonio che altrimenti sarebbe andato disperso. Un patrimonio che però i comaschi conoscono in gran parte per sentito dire e che comunque non hanno mai visto nella sua interezza. Sant'Elia lo conoscono a New York più che a Como, dunque? Ebbene, stavolta (verrebbe da dire: una volta tanto) arriveremo prima del 2014 a rendere il dovuto omaggio al genio di Sant'Elia. Grazie al sostegno finanziario del Rotary Como e al contributo della Fondazione della Comunità Comasca è in cantiere per l'anno venturo una mostra che dovrebbe avere per titolo "Antonio Sant'Elia e il sogno della Città Nuova" che comprenderà tutti disegni di proprietà comunale ed altri di privati, con un apparato audiovisivo tale da evidenziare realisticamente ciò che i progetti su carta lasciano soltanto intuire, cioè il possente, vulcanico movimento di una megalopoli innervata dall'energia elettrica. Una profezia non realizzata ma ancor oggi di una stupefacente verosimiglianza.
Il Comune di Como in questa iniziativa farà la sua parte in un modo qualificante e non solo formale. Poiché la mostra avrà come sede la Pinacoteca civica, si approfitterà dell'occasione per rendere permanente gran parte dell'allestimento, consentendo ai visitatori di accedere ai disegni santeliani con un adeguato supporto informativo. Così finalmente quanti (e non sono pochi) chiedono periodicamente di consultare una collezione finora chiusa in appositi contenitori metallici avranno modo di essere soddisfatti. A New York dunque Sant'Elia, che proprio nella Grande Mela aveva trovato una avveniristica fonte d'ispirazione, rinvigorirà la sua fama internazionale. Ma a Como ci si sta preparando a dare di lui e della sua opera un'immagine più esaustiva, mettendo in luce anche lati finora un poco trascurati dalla critica.
Alberto Longatti
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