Ogni studente di fisica impara che il tempo passa più o meno velocemente a seconda che una persona stia ferma o si muova. Dapprima fatichiamo a comprenderne pienamente il significato, poi ne studiamo il formalismo matematico e rimaniamo affascinati da questa stupenda costruzione scientifica e filosofica. Dopo molti anni rimango continuamente ammirato non solo dal genio ma anche dal "coraggio" di Einstein. Da quando è stata formulata, oltre cento anni fa, la teoria della relatività ha ricevuto numerose conferme, e più nessuno nella comunità scientifica internazionale dubita della sua validità. Non c'è pertanto da stupirsi se i risultati annunciati sulla misura della velocità del neutrino hanno suscitato grande scalpore. Infatti, uno dei capisaldi della teoria della relatività è che nessuna particella, dotata di massa, può raggiungere la velocità della luce. Invece, in questi recenti esperimenti, sono stati lanciati dei neutrini dal Cern di Ginevra al Gran Sasso; è stato misurato il tempo impiegato, misurata la distanza e sembra che la velocità dei neutrini sia leggermente superiore (2 parti su centomila) a quella della luce.
Il neutrino è una particella leggerissima. Anzi, una volta si pensava avesse massa zero, mentre ora sappiamo per certo, grazie al lavoro di Bruno Pontecorvo (ricordo ancora con molto piacere l'entusiasmo con il quale Pontecorvo illustrava il suo lavoro nei laboratori di Dubna, vicino a Mosca, dove lavorava) che il neutrino ha massa piccola ma non zero. Se pertanto i dati di questo esperimento fossero confermati saremmo di fronte ad una rivoluzione di enorme portata. Salterebbe uno dei capisaldi della fisica teorica.
La stessa direzione del Cern invita alla prudenza. In effetti è vero che questi esperimenti sono estremamente seri, hanno richiesto mesi di lavoro da parte di un gruppo di scienziati molto preparati che hanno controllato tutti i possibili errori. È anche vero che questi risultati sono in contraddizione con precedenti esperimenti sui neutrini come quelli del 1987, effettuati in occasione della esplosione di una supernova nella nube di Magellano. Allora si era trovato che la velocità dei neutrini si può scostare da quella della luce solo per una parte su un miliardo!
In questa situazione non è ne utile ne educativo lanciarsi in speculazioni azzardate. Caso mai, questa può essere una occasione per riflettere su come procede la scienza nella ricerca della verità. Intanto è bello osservare che nonostante il lavoro di anni di persone altamente competenti, gli stessi responsabili dell'esperimento hanno dichiarato che «se la misura è confermata può cambiare la fisica ma dobbiamo essere sicuri che non esistono altre, semplici spiegazioni" e che "il potenziale impatto sulla scienza è troppo grande per trarre conclusioni immediate».
Personalmente sono incline a pensare che nonostante la estrema serietà e precisione delle misure effettuate (si pensi ad esempio che la distanza di circa 730 km è data con uno scarto di due centimetri!), prima o poi si troverà da qualche parte un qualche tipo di errore sistematico. Questo mio orientamento deriva dal fatto che le grandi rivoluzioni nella storia della fisica avvengono in seguito della scoperta di qualche fatto o elemento nuovo piuttosto che a causa di piccoli scarti nel valore di una misura!
Naturalmente il ricercatore non deve avere pregiudizi nella ricerca della verità e deve essere pronto a cambiare opinione se i fatti lo richiedono. Anche se ciò a volte non è facile. Lo sottolineava Tolstoi in una frase che non ricordo a memoria ma che diceva qualcosa del genere: «Io so che la gran parte degli uomini, anche quelli dotati del più grande ingegno non sono disponibili ad accettare anche la più ovvia delle verità se essa è tale da contraddire ciò che loro per anni hanno faticosamente imparato, ciò che con passione hanno insegnato agli altri e con la quale, giorno per giorno, hanno intrecciato i fili della loro esistenza».
Giulio Casati
© RIPRODUZIONE RISERVATA