Fra i due mali meglio tenersi il minore. La manovra sarà quello che è, probabilmente è insufficiente, di certo non è equa, risparmia in maniera scandalosa la Casta, tutela poltrone, poltroncine, strapuntini e mette sullo stesso piano istituzioni virtuose e sciagurate. Ma piuttosto che niente, è sempre meglio piuttosto. Se il Pdl farà le scarpe a Tremonti, che nel partito ormai ha stessa popolarità di Gasperini all'Inter (con risultati però diverse) che succederà al nostro povero spread?
In nome di questo interrogativo sarebbe meglio inchiodare sul bagnasciuga i mezzi da sbarco anti Giulio pronti a disfare e rifare una manovra che rischia di diventare anche peggiore di quella appena varata. Non si tratta di difendere l'amico di Milanese che ne ha fatte più di Carlo in Francia ma ha evitato le manette solo perché la Lega deve regolare i propri conti prima di mandare a carte quarantotto il governo.
Ma spedire via Tremonti solo perché nel giorno del voto sull'arresto del suo ex collaboratore stava in volo diretto a Washington, non per diporto bensì in veste di partecipante a un vertice mondiale sulla crisi, sarebbe una tafazzata molto pericolosa.
Dice il premier: ma il ministro per l'Economia mi mette in cattiva luce all'estero (lui in verità ha usato parole sue). Com'era la storia di quello che guarda il dito anziché la luna?
A parte che speculare su Tremonti in questo momento è come accanirsi contro i titoli di Stato greci (e italiani). In ogni caso la motivazione è bizzarra, oltre che pretestuosa. Non lo si caccia, almeno ufficialmente, perché ha sbagliato manovra, perché la pressione fiscale anziché (ah ah ah) calare continua a crescere, perché è complice di chi nei mesi scorsi ci ha ammannito certezze sulla crisi che non avrebbe affondato l'Italia (peraltro sarebbe colui che lo vuole defenestrare).
E poi chi si prende adesso la briga di sedersi su una poltrona di carboni ardenti dove è impossibile evitare di bruciarsi? Vogliamo mettere un altro Nitto Palma telecomandato dal premier? Pensate che la signora Marcegaglia e tutti quegli industriali che ormai fanno sembrare Vendola un pallido doroteo vogliano dare le chiavi della gestione dell'economia a chi già fa il premier a tempo perso tra un bunga bunga e l'altro?
Tremonti è quello che è ma almeno, all'estero, un minimo di credibilità lo conserva ancora. E dato che il nostro destino è appeso a quel maledetto spread che, a sua volta (lo dicono le agenzie di rating no Carlo Marx) dipende anche dalla credibilità del governo, meglio tenercelo. Certo, questa è la fotografia di come si è ridotto il ceto politico italiano. Eppure si potrebbe anche fare peggio. A giorni è prevista la discussione sulla mozione di sfiducia contro il ministro dell'Agricoltura Saverio Romano, accusato di mafia. La Lega Nord sembra intenzionata a non votarla. Vogliamo sacrificare Tremonti, dopo aver salvato Romano? E lo spread si impenna.
Francesco Angelini
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