Uno sguardo che, secondo me, si potrà applicare anche per valutare e considerare il ruolo di Cantù nell'economia, per considerare il ruolo di Cantù nel rapporto con la grande città di Milano, e di Cantù nel mondo perché si scoprirà l'apertura della pallacanestro agli americani, agli uomini di colore, poi ai paesi dell'Est, ai lituani, ai serbi. Si finirà per scoprire come una piccola cittadina come è Cantù ha saputo interpretare a testa alta il confronto con la grande metropoli milanese, con una realtà come quella di Varese che è capoluogo di provincia e anche con l'Europa attraverso le grandi sfide in Coppa dei campioni.
Allo stesso tempo la domanda che sorge spontanea è come mai siamo arrivati lì? La risposta è nella stessa pallacanestro e nei suoi personaggi, a partire da Casella dell'Oransoda, agli Allievi, a Corrado e ora ai Cremascoli.
Ricordo con emozione che mi intrufolavo al palazzetto del Parini in punta di piedi per vedere le azioni di gioco. Era uno spazio piccolo, sempre pieno e per poter guardare il gioco dovevi trovare una posizione elevata e io non ero tanto alto.
Poi, da quando ci siamo trasferiti al Pianella ho risolto il problema andando a occupare sempre il seggiolino dietro la panchina dei giocatori, il mio numero è il 323 (321 è mia moglie che è una scatenata tifosi canturina e quando è lì non scrive poesie). Non so se sarà proiettata in questa occasione, ma la partita che ricordo con maggiore tensione ed entusiasmo è la finale di Grenoble con Milano quando abbiamo vinto la Coppa Campioni per un canestro all'ultimo secondo.
Purtroppo devo ricordare anche l'immagine più brutta per me al Pianella che è quella con Biella quando ci siamo fatti rimontare di trenta punti nell'ultimo quarto.
Se guardo indietro intravvedo le potenzialità per uscire dal bianco e nero per andare al colore che la pallacanestro e Cantù hanno avuto per raggiungere gli attuali livelli.
Quindi da questi ricordi e dal confronto con la realtà di oggi possiamo comprendere come nulla è impossibile: basta rimboccarsi le maniche. Un messaggio molto attuale e valido anche per superare la crisi generale di questo periodo.
Marco Citterio
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