Con una lunga serie di impegni da prendere da qui ai prossimi due anni - il primo di essi, entro sei mesi, quello di scegliersi i vicini con i quali confluire nelle unioni - il futuro dei piccoli centri cambierà.
Cambia il vestito dei Comuni, perché di fatto sparirà completamente la figura dell'assessore di paese e il sindaco, pur mantenendo questo nome, sarà una specie di consigliere di circoscrizione di un complesso molto più grande, fatto di tremila persone nei paesi di montagna e di cinquemila negli altri. Cambia anche cosa c'è sotto il vestito, perché i Comuni saranno costretti a unificare tutti i principali servizi forniti al cittadino. Vale a dire il servizio tributi, l'ufficio tecnico, l'anagrafe, il servizio elettorale, quello statistico.
E poi le funzioni di polizia locale, quelli per la pubblica istruzione compresa l'edilizia scolastica, quelle nel campo delle viabilità e dei trasporti; la gestione del territorio e dell'ambiente e i servizi sociali.
Sopra e sotto il vestito, il discorso cambia. I risparmi che dovrebbero stare a monte della riduzione delle cariche pubbliche, le famose «cinquantamila poltrone» in meno di cui parlava il ministro Calderoli sono in realtà relativi. Hanno capito in tanti che, specie nei comuni più piccoli, i consiglieri fanno soprattutto volontariato e talvolta anche gli assessori, che comunque non godono certo di indennità favolose. La riduzione dei consiglieri, a questi livelli, più che un affare rischia di essere una piccola ferita alla rappresentanza democratica. E bisogna fare attenzione: avevamo il pretore, il medico condotto e l'assessore. Ora queste certezze vacillano e con esse anche la fiducia della gente semplice nelle istituzioni.
Ci domandiamo se, invece di costruire questo strano meccanismo dei Comuni senza giunta e dei sindaci che ne vanno a eleggere altri, non sarebbe stato meglio procedere con più fermezza verso una cosa molto più chiara, cioè la vera e propria fusione dei piccoli centri in altri più grandi ma organizzati come da tradizione.
Diverso invece il discorso sull'unificazione dei servizi essenziali, la vera scommessa sulla possibilità di risparmiare sensibilmente. È evidente che con un solo servizio tributi, un solo ufficio tecnico, una sola anagrafe per tremila persone, invece di dieci uffici diversi di dieci paesi diversi, le economie di scala dovrebbero essere effettivamente conseguite.
In questa direzione, la manovra bis potrebbe avere effettivamente un senso. Non senza dimenticare però che i veri sprechi delle autonomie locali sono nei grandi comuni, non in questi. E che non meno delle autonomie, c'è da moralizzare i ministeri.
Mario Cavallanti
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