Sgomento, tristezza, dolore, solidarietà: sono tanti i sentimenti che ho provato l'altro giorno guardando le immagini del disastro naturale che ha colpito Liguria e Toscana. La televisione trasmetteva immagini di devastazione e di morte. Come tanti italiani alla notizia di quei morti, dei tanti sfollati, di tutte quelle persone che hanno perso tutto in pochi minuti, mi sono profondamente commossa e mi sono sentita vicina a tutti loro. Come tanti italiani ho sofferto per loro. Ma nel mio caso con una particolarità in più che mi rende molto più vicina a chi oggi affronta questa tremenda esperienza.
Da sindaco di Brienno ho vissuto il disastro idrogeologico che ha colpito il mio piccolo paese nel luglio scorso. Guardando in tv le immagini di Monterosso mi è sembrato di rivivere il nostro dramma e il pensiero è corso veloce a quella gente e al loro sindaco che ora devono affrontare una situazione difficile, se non impossibile. Per me è come se dal 7 luglio fossi entrata in un'altra dimensione e da 100 giorni sto vivendo un'altra vita. Tutto è iniziato quando da Como sono stata chiamata al cellulare dai vigili del fuoco, dopo 2 ore di colonna arrivata a Laglio rientravo a Brienno in motoscafo con concittadini che tornavano dal lavoro. Durante il tragitto difficoltoso, dalla mole di tronchi e suppellettili che ci sbarravano il passaggio, davanti ai nostri occhi: torrenti divenuti fiumi, smottamenti di terreni, ma davanti al paese, siamo diventati muti, non avevamo più parole, troppo grande il disastro, guardando i visi dei miei vicini ho visto scorrere lacrime. Forte è stato il senso di impotenza, cosa posso e devo fare? Ci saranno morti, feriti?
Guardando il disastro di Monterosso in tv mi è venuto il desiderio di scrivere al mio collega sindaco di quello splendido paesino (ma è splendido anche Brienno) per incoraggiarlo e infondergli fiducia. Davanti a questi dramma la prima cosa che si pensa è di non farcela, di essere impotenti, di scoraggiarsi. Per la verità se guardo alla mia esperienza di questi mesi motivi di delusione e di amarezza ce ne sono stati tanti: la lontananza e a volte il distacco di certe istituzioni, le difficoltà normative, i cavilli delle leggi che impediscono di trovare soluzioni (ad esempio con i soldi pubblici del Comune non si possono fare opere per aiutare un privato). Ci sono, però, altrettanti se non di più motivi di speranza: la solidarietà che si crea spontanea in paese tra la popolazione, l'interesse dell'opinione pubblica che ti sta vicino, la mobilitazione di altre comunità locali che sensibili al nostro dramma si muovono e si attivano con iniziative per raccogliere fondi.
Sì, vedendo scorrere le immagini delle Cinque Terre rivivo le stesse sensazioni, sento persino l'odore acre della terra che è in ogni luogo. Stessa calamità, i forti cambiamenti climatici: grandi scrosci d'acqua in pochi minuti, accompagnati da una tromba d'aria. Intervistano un uomo che piange perché non ha più la casa, ha perso ogni cosa, "umano" il confronto… l'evento è della stessa natura ma si è abbattuto in un'area più vasta, di conseguenza mi auguro sarà riconosciuta la calamità naturale e quindi, saranno risarciti. Ma non si è sempre cittadini italiani e il dolore e il senso di perdita questo non è uguale?
Patrizia Nava
sindaco di Brienno
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