Basta Ticosa, basta paratie. Sempre la stessa minestra, sempre gli stessi sfaceli. Hanno stancato, non se ne può più. Stavolta si cambia spartito. Chissà, magari Como ci riserva qualche sorpresa positiva. Questa volta mettiamo da parte anche il resto dell'armamentario delle promesse mancate.
Ignoriamo il campus universitario, il metrò leggero, financo la cittadella dello sport. Insomma, prendiamo l'intero programma della giunta Bruni e lo riponiamo - delicatamente - nel cestino. Oggi si parla di cose più terra terra, che riguardano la quotidianità dei cittadini. Parliamo di buche, di asfalti, di lampioni.
E subito ci imbattiamo in uno scritto del dirigente del settore strade Antonio Viola (tecnicamente è la risposta a un'interpellanza) che ammette candidamente, una dopo l'altra, tre cose da far rizzare i capelli in piedi anche ai più distratti. 1) il piano asfalti da 800mila euro previsto per l'estate non è stato e non sarà realizzato; 2) il Comune non ha soldi per sistemare le strade se non per qualche rattoppo; 3) nel futuro prossimo non saranno effettuati gli interventi necessari per risolvere i guai delle strade cittadine.
Viola, bontà sua, assicura che si «sta facendo il possibile per ovviare ad ogni situazione di pericolo mediante gli appalti di manutenzione ordinaria». Ma non nasconde che la situazione è disastrosa. Di più. Un buco nero. «Per quanto riguarda il futuro prossimo - scrive - non siamo nelle condizioni, vista la negativa situazione finanziaria, di poter proporre un programma risolutivo, anche a lungo termine». Un programma «che prevederebbe interventi annuali, da qui a cinque anni, di almeno 2,5 milioni l'anno». Sì, avete capito bene. La situazione di degrado - che ognuno può verificare quotidianamente sui suoi semiassi - si è trascinata a un punto forse senza ritorno.
Cambiamo pagina, alla ricerca di una buona notizia, di una luce nel deserto. Qualche mese fa l'assessore alle strade, Stefano Molinari, aveva confidato di puntare molto sull'appalto per il rifacimento della rete di illuminazione pubblica. Bene, la situazione è sotto gli occhi di tutti. L'iter avanza al rallentatore e intanto intere zone della città sono al buio. Il caso più eclatante, in questi giorni, si è verificato a Prestino. Ma problemi seri sono segnalati da mesi anche a Sagnino, in via per San Fermo, in via Anzani e sull'Oltrecolle.
L'elenco cambia di giorno in giorno, visto che le segnalazioni si moltiplicano. Ma, non appena il Comune riesce a risolvere qualche criticità (va dato atto a Molinari di fare il possibile), spuntano situazioni analoghe in altre vie. Il motivo è presto detto: gli impianti sono obsoleti, i cavi vecchi. E così i lampioni funzionano per qualche tempo, poi cedono di nuovo. L'elenco delle zone a rischio non riguarda solo remoti quartieri periferici, ma anche i centralissimi viali Varese e Battisti, la tangenziale, la zona stadio, via Bellinzona.
Tutte strade che dovrebbero dare il benvenuto nella città di Volta, non a Guantanamo. E invece no. Idem come sopra per la diga foranea e per la passeggiata di Villa Olmo, giusto per rimanere in tema con la città turistica, dimenticando - per una volta - le paratie e la Ticosa. A Como la coerenza è di casa. Non sia mai detto che il fallimento amministrativo riguardi solo le grandi opere. No, a Palazzo Cernezzi si fa strike. Filotto secco. L'Italia va a rotoli, ma almeno ha un Monti a cui aggrapparsi. Noi nemmeno quello.
Emilio Frigerio
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