Ci sono storie davanti alle quali non ci si può fermare al solo dato emozionale o emotivo. C'è una profondità nella lezione umana che ci raccontano che rende ancora più grande il loro valore. Una di queste è quella di Serena e di Gianmaria, due ragazzi che si conoscono su Facebook, ma che vivono molto distanti uno dall'altra, lei ad Olgiate Comasco, lui a Catanzaro. E' una distanza che però non impedisce ai due ragazzi, una volta scoperto il legame profondo che li lega, di fidanzarsi. E di decidere di stare vicini quando lei scopre di avere un male incurabile.
Gianmaria compie un gesto "eroico", decide di lasciare il Liceo Scientifico che frequenta in Calabria, per trasferirsi in Lombardia, per stare vicino a Serena, per confortare il suo dolore, per accompagnarla nei suoi ultimi giorni. E' una storia di ordinaria quotidianità, una solida storia d'amore che però porta a molte riflessioni, soprattutto se non ci si ferma ad una semplice lettura che, indubbiamente commuove, ma apre anche ad un messaggio di speranza. Infatti qui l'amore non si ferma alle parole, ma si nutre di gesti concreti quali la solidarietà, il conforto, l'aiuto, la vicinanza.
Sono temi e valori che nella nostra contemporaneità sembrano scomparsi, dei quali si parla poco, ma sui quali si basa un effettivo rinnovamento delle nostre coscienze. Solidarietà, aiuto e vicinanza presuppongono una donazione gratuita di sé nei confronti dell'altro e richiedono che ci si metta in gioco in prima persona, come ha fatto Gianmaria, diciassette anni, per non lasciare sola Serena di fronte alla paura del male e del dolore.
Quando abbiamo definito "eroico" il suo gesto, non abbiamo voluto esagerare, ma sfidare certi preconcetti, soprattutto se lo si mette a confronto con la cultura dell'individualità e dell'egocentrismo che si è diffusa negli ultimi decenni, cultura che ho mostrato in più di un'occasione i suoi guasti e le sue ingiurie. Questa storia invece ci dimostra come l'amore possa essere una parola vera, quando si coniuga alla donazione di sé, al mettersi in gioco totalmente, in una sfida che, in questo caso, diventa ancor più lancinante e forte, perché deve fare i conti con la morte e con la sua ineluttabilità. Gianmaria non ha pensato a sé, ai suoi studi, al suo futuro quando ha dovuto scegliere tra continuare la sua vita normale o lasciare tutto per essere vicino alla ragazza che ha conosciuto attraverso lo schermo di un computer, che è diventata la sua fidanzatina.
Questa, oltre ad una storia d'amore, è un canto alla speranza, alla necessità di riconoscere l'altro come parte di sé, soprattutto nel momento del bisogno, e di fargli sentire la propria vicinanza, nel bisogno di dare forza, di far sentire, mentre la morte si avvicina, tutto il bene e tutta la bellezza della vita, quasi l'estremo tentativo di far vivere nel poco tempo che rimaneva tutta la pienezza che la vita avrebbe potuto regalare.
Ci dimostra anche come possano essere sempre parziali i giudizi sociologici sui giovani di oggi, sulle loro aspirazioni, sui loro modi di pensare. Le generalizzazioni sono spesso arbitrarie e c'è sempre un frammento di diversità che mette in dubbio il giudizio espresso. Siamo abituati a raccontare le violenze delle nuove generazioni, gli aspetti negativi che le contraddistingue, i loro vizi, ma non le loro virtù. Gianmaria e Serena ci raccontano invece "la meglio gioventù" di una parte dell'Italia di oggi, una gioventù che ha una grande apertura di cuore, molte potenzialità, tra le tante, quella di scegliere di stare dalla parte del bene, in modo semplice, naturale, per dar valore alla vita nella difficile conoscenza della morte.
Fulvio Panzeri
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