Per il sindacato
l'emergenza è finita

Era fatale che, dopo le buone intenzioni e le chiacchiere, sulle quali non è difficile trovarsi largamente d'accordo, si dovesse arrivare ai fatti. E sui fatti incominciano naturalmente i problemi anche per il governo Monti, nato per affrontare l'emergenza, subito accusato di prendersela troppo comoda e ora già nel mirino della reazione di tutti i poteri e gli interessi costituiti, che vedono minacciati il proprio ruolo e la propria posizione.
Non è bastato al nuovo governo un riserbo imposto e osservato anche al di là del prevedibile. L'evidenza del fatto che il sistema pensionistico fosse sul letto di Procuste dei professori ha seminato un'inquietudine della quale sono prova le dichiarazioni degli ultimi giorni. A una Camusso che per conto della Cgil traccia una sorta di linea del Piave coincidente con i quarant'anni di vita lavorativa, termine definito invalicabile, si aggiunge oggi un Bonanni che per conto della Cisl chiede all'esecutivo «una trattativa, un confronto serrato, non una semplice consultazione», insomma la riedizione di una concertazione da momenti di piena tranquillità. Quanto alle forze politiche che sostengono il governo, il Pd mostra palese imbarazzo con un Bersani pateticamente costretto, per non contrariare i sindacati, a dichiarare che la riforma (della quale non si conoscono ancora i dettagli, al di là delle illazioni) va bene in alcuni punti e non in altri. Ovviamente non si ha notizia di reazioni negative da parte del PdL, che la revisione del sistema pensionistico avrebbe voluto farla da un pezzo, e che però fa sapere di non gradire le ipotesi circolate su una possibile patrimoniale.
L'emergenza è dunque già finita? O si è attenuata al punto da consentire a tutti di tornare alle vecchie, rituali posizioni di contrapposizione a prescindere da ogni cosa? Oltre alle dichiarazioni da puro teatrino della politica, vedremo dunque ripristinati anche i prezzi del ristorante di Palazzo Madama, troppo frettolosamente riportati a livelli di mercato con la conseguenza che l'appetito degli onorevoli senatori risulta calato del 70%? Abbiamo dunque scherzato?
Magari fosse così. Il fatto è che ci troviamo di fronte a qualcosa che è tutt'altro che uno scherzo. Napolitano parla della necessità di uno sforzo collettivo, Draghi invoca un patto europeo sul bilancio, Passera mette in guardia contro il rischio recessione e sempre più appare evidente che le sorti dell'intera Europa sono legate in questo momento alla capacità dell'Italia di darsi una robusta - e necessariamente dolorosa - regolata. Monti ha convocato per domenica le parti sociali, cercherà di parlare con tutti, ma di una di quelle belle trattative con lunghi tavoli affollati che vanno avanti per giorni e notti fino all'accordo per sfinimento manca oggettivamente la possibilità. Lunedì sera, dopo il consiglio dei ministri a Roma e l'incontro fra Sarkozy e Merkel a Parigi, alla ricerca di un nuovo Trattato europeo, sapremo se la barca sulla quale tutti ci troviamo riuscirà a stare a galla o se dobbiamo prepararci a una lunga nuotata in un mare gelido e tempestoso. Un mare nel quale non ci sarà più nessuno spazio né per trattative, né per contrapposizioni e nemmeno per patrimoni al riparo da ogni tassa. Che Dio ce la mandi buona.
Antonio Marino

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