La doverosa premessa è che i coniugi che abitano a Lugano e hanno una seconda casa in Val d'Intelvi, non sono ancora stati rintracciati dai carabinieri, ai quali spetta il compito di notificare la denuncia per maltrattamenti di animali.
I coniugi dovranno dare una risposta ai militari, ma probabilmente anche a loro stessi, a quel "perché?". Magari esistono cause di forza maggiore di fronte alle quali qualsiasi giudizio morale su quanto accaduto dovrà essere sospeso ma, per ora, la vicenda è tanto triste quanto inspiegabile.
Due cani di grossa taglia adulti, un rottweiler e un corso, non si possono “dimenticare” in giardino. Decidere di portare a casa, magari da cuccioli, animali di questo genere, presuppone una scelta impegnativa da parte del padrone: sia dal punto di vista del tempo da dedicare per l'addestramento, sia per l'impegno economico del loro mantenimento.
Con cani di queste razze si instaura un rapporto di “fiducia”: rottweiler e corso sono esemplari da difesa, razze definite pericolose, e il padrone deve saperli maneggiare con cura. Quel che è certo è che si deve creare un rapporto, un sentimento tale per cui sembra impossibile che qualcuno possa dimenticarli o, peggio ancora, decidere deliberatamente di lasciarli al loro destino, senza cibo e acqua per giorni (sarà l'autopsia a stabilirlo), nel giardino di casa.
Lo stupore per quanto accaduto lo abbiamo sentito palpabile anche nelle parole del medico veterinario che ha seguito la storia, il dottor Massimo Campagnani, responsabile dell'Asl di Como per il distretto del medio e alto Lario.
«In tutta la mia carriera di veterinario - ha riferito il medico al nostro giornale - non mi era mai successo di vedere due cani morire in questo modo, abbandonati senza cibo e acqua. Spero che non accada mai più. Non si sanno le motivazioni da parte dei padroni che non sono ancora stati rintracciati, ma mi sembra incredibile quello che è successo».
Il “perché” i proprietari dei cani lo dovranno spiegare ai carabinieri di Dizzasco quando li sentiranno e al giudice monocratico nel caso la vicenda dovesse approdare nell'aula del Tribunale di Menaggio. E' bene ricordare infatti che il maltrattamento di animali è un reato che, dal 2004 con l'articolo 544-ter del Codice penale, ha visto decisamente inasprite le pene. Cagionare per crudeltà o senza necessità una lesione a un animale o sottoporlo a ingiustificate fatiche è un reato che viene ora punito con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3mila a 15mila euro. La morte dell'animale, evento che si è purtroppo verificato nel caso di Castiglione Intelvi, è un'aggravante che porta a un aumento della pena della metà.
In attesa di sapere, di avere una risposta dai proprietari per capire le ragioni di questa vicenda, facciamo nostro l'augurio del dottor Campagnani: speriamo che una vicenda del genere non accada mai più e non c'è bisogno di avere una “coscienza animalista” per augurarselo.
Guglielmo De Vita
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