È bastato che le fiamme gialle facessero capolino ai vari hotel Cristallo e nelle boutique cortinesi per far impennare il Pil locale.
Di botto, come in un cinepanettone di quelli di una volta, siamo tornati all'epoca degli yuppies, di quelli con il Rolex sopra il polsino che fa tanto Avvocato buonanima, alla Milano da bere dei mitici anni '80 quando il suono «spread» era solo un'interferenza del telefono sull'auto (i cellulari sarebbero arrivati più avanti).
Altro che l'austero Monti, il commendevole Napolitano. Mancava solo rispuntasse De Michelis con i boccoli e le luci stroboscopiche da disco. Morale della favola (o del cinepattone): se si vuole far emergere l'evasione fiscale, questa viene a galla come le trote dopo un lancio abbondante di pastura. Se le operazioni in stile Cortina fossero state fatte prima in maniera sistematica e magari con il supporto di una legislazione che avesse reso concreta la possibilità di raccogliere i frutti del lavoro dei finanzieri, ora non saremmo qui a smoccolare contro l'Imu, gli aumenti dell'Iva e della benzina, le pensioni miraggio, persino gli stipendi extralarge dei nostri parlamentari. Addirittura riavremmo al governo Berlusconi perché non ci sarebbe stato bisogno di metterlo da parte prima di inchiodare il cartello «chiuso per fallimento» alle porte del paese.
Persino, guarda un po'. Se l'operazione cinepanettone fosse stata messa in atto nel primo e non nel secondo tempo di questa crisi e non solo a Cortina, il Cavaliere avrebbe anche potuto onorare la promessa di tutte le sue promesse: quella di ridurre le tasse. Perché pagando tutti sarebbe stato possibile pagare meno.
Purtroppo, nel cinepanettone andato in scena negli ultimi anni in Italia, abbiamo visto anche la scena grottesca di un presidente del Consiglio che durante la festa della Guardia di finanza (di quelli cioè che dovrebbero scovare chi evade le tasse) abbia detto che è giusto non pagare i balzelli allo Stato.
Alla fine, però, le indispettite reazioni all'intervento delle Fiamme gialle ai piedi delle Dolomiti, sono un po' la coscienza di un paese con poca coscienza. Perché se sull'evasione fiscale vigesse la vecchia e sempre buona norma del chi è senza peccato... quasi tutte le pietre ricadrebbero al suolo. Certo, l'evasione va stanata e perseguita. Ma solo quella del vicino. Se tocca a noi, giù strali e vesti stracciate contro lo Stato di polizia opprimente. Alzi la mano chi non ha rinunciato almeno una volta nella vita alla fattura o alla ricevuta fiscale del falegname venuto a fare i lavori in casa o del parrucchiere? Certo, per salvarci l'anima c'è sempre la scusa pronta del «se potessi detrarre qualcosa...». La comoda colpa dello Stato. Se però non capiremo tutti che lo Stato siamo noi, finiremo per dare ragione a quelli di Cortina.
Francesco Angelini
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