Che il destino dell'ex tintostamperia sia quello di rappresentare la cattiva coscienza di generazioni del ceto politico comasco, ormai lo sanno anche i ciottoli che ornano i ruderi di viale Innocenzo XI. L'epopea del sindaco Stefano Bruni, però, supera di gran lunga quelle di tutti i predecessori. Non fosse altro perché dopo cinque anni dalla "soluzione" del problema Ticosa con tanto di manifesti piazzati sui muri a seguito del pirotecnico abbattimento delle fatiscenti strutture, la Ticosa torna a rappresentare un problema. Quello delle centinaia di auto lasciate allo stato brado in città senza uno straccio di idee su dove piazzarle. Forse bisognerebbe scrutare con attenzione le profezie dei Maya. Magari si troverebbe scritto che l'area Ticosa avrebbe arrecato disturbo alla città di Como sino alla fine dei tempi. Ma anche se fosse, sarebbe troppo facile. Perché vorrebbe dire che la faccenda si risolverebbe il prossimo dicembre, data di scadenza del mondo, a dar retta ai Maya.
Chi preferisce affidarsi al realismo può facilmente prevedere che da qui a undici mesi la questione del destino dell'ex tintostamperia sarà ancora aperta. Nel frattempo, perlomeno, dovrebbe essere tornato fruibile il parcheggio visto che i lavori di bonifica che ne determinano la chiusura termineranno in agosto.
Nel frattempo liberi tutti. Perché la Ticosa ha molti difetti (non ultimo quello di ostinarsi a mandare a pallino qualunque progetto incomba su di essa) ma anche un pregio. Sa mettere il luce come nessuno l'inadeguatezza di chi è chiamato ad amministrare la città.
Che il parcheggio chiudesse era noto da mesi. Eppure nessuno, non si può dire all'interno della maggioranza visto che non esiste più, ma neppure della giunta di palazzo Cernezzi ha avuto un'illuminazione. Suggerire agli automobilisti di fermarsi all'autosilo di via Mulini sembra più un disperato tentativo di mettere una toppa a un altro disastro amministrativo che non una soluzione funzionale. O meglio lo sarebbe se, in previsione dell'esodo dall'area Ticosa si fosse aperto l'ombrello per prevenire l'alluvione di veicoli in convalle. Servirebbero cioè percorsi obbligati, bus navetta a portata di mano e di tempo, oltre alle tariffe incentivanti.
Così invece, con un autosilo che si fa una fatica boia solo a trovarlo, che ti obbliga a un'Odissea per raggiungere la fermata del bus da attendere, chi volete che rinunci a cercare un'altra soluzione più comoda vicino al centro?
Non serve essere i Maya per prevedere da oggi un incremento del già pesante carico di traffico in città, ancora una volta a causa dell'assoluta mancanza di una politica dei parcheggi a Como.
Del resto, la regola d'oro di palazzo Cernezzi sembra essere quella del "tiremm innanz" e pazienza dove si andrà a finire. La stessa che guiderà da oggi gli automobilisti privati del parcheggio in Ticosa.
Francesco Angelini
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