Nicolas Sarkozy ha lanciato tale ipotesi per un calcolo politico. Dato che le sue quotazioni sono assai basse, prova a individuare un bersaglio polemico molto inviso all'elettore medio: lo speculatore di borsa. Ma pure Angela Merkel non naviga in buone acque e spera egualmente di ricavare consenso da una scelta tanto populista. Perché è difficile definirla in altro modo.
La Tobin Tax muove infatti dall'idea che nella migliore delle ipotesi la finanza sia inutile. D'altra parte, sono anni che politici e analisti economici contrappongono "produzione" e "finanza", con il preciso intento di lasciar intendere che soltanto la prima apparterrebbe al regno dell'economia sana.
Naturalmente non è così. Non era vero nell'Europa del Medio Evo e della prima modernità che inventarono la cambiale, videro emergere le banche e diedero vita alle compagnie assicurative; e non è vero oggi. È infatti economia quella che costruisce case, autovetture e vestiti, ma allo stesso modo lo è quella che raccoglie denaro e predispone investimenti, emette obbligazioni, stipula mutui. E come ci sono costruttori disonesti (i cui palazzi crollano al suolo), vi sono anche finanzieri senza scrupoli, che imbrogliano i clienti o s'avvalgono della politica per realizzare facili guadagni.
Non si deve però pensare che comprare e vendere titoli sia un'attività in sé disdicevole. Al contrario, quando è attuata con correttezza e sul mercato la speculazione svolge la funzione cruciale di fare affluire risorse dove più sono necessarie, contribuendo pure a far circolare informazioni.
Non è un caso se sono oggi le società europee maggiormente liberali - dal Regno Unito alla Svizzera - a ospitare i centri finanziari più dinamici. Ed è questo che in primo luogo spiega l'avversione di David Cameron al progetto del direttorio franco-tedesco. Per il leader conservatore è impensabile che tale imposta, destinata a penalizzare la City, possa essere presa in considerazione. Mentre non si sono ancora spente le recenti polemiche tra Londra e il resto dell'Unione, tale tassa rende ancor più difficile la situazione. E in questo quadro è davvero improvvida la scelta di Monti di sostenere Merkel e Sarkozy, essenzialmente per ottenere il "via libera" all'abbandono di ogni rigore in tema di conti pubblici.
Sarebbe quindi sbagliato introdurre una Tobin Tax nell'Unione, ma sarebbe ancor più grave se l'Italia abbandonasse ogni proposito di tagliare imposte e spesa pubblica e ogni progetto di privatizzazioni (a cominciare da Rai, poste, banche e ferrovie). Dobbiamo ridurre le uscite non perché lo chiede la signora Merkel, ma perché è indispensabile a rimettere in sesto l'economia.
In questo senso, il negoziato avviato da Monti - la Tobin Tax in cambio della difesa della spesa pubblica italiana - non promette nulla di buono.
Carlo Lottieri
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