Con uno o più referendum destinati a spazzare via senza rimpianti il porcellum, infatti, si sarebbe creata la stessa situazione del 1993, l'epoca dei referendari di Segni. Il quesito che trasformò il sistema proporzionale in maggioritario (perlomeno per il 75% degli eletti) finì per mandare a casa un Parlamento fiaccato da Tangentopoli e screditato come quello attuale. Anche all'epoca c'era un governo tecnico di impronta presidenziale guidato da Carlo Azeglio Ciampi che dovette gettare la spugna per il principio che un Parlamento scelto con un determinato sistema elettorale non poteva stare in carica una volta che le regole fossero state cambiate.
Ai giorni nostri, con i tanti politici bipartisan che non vedono l'ora di liberarsi di Monti e tornare alle urne, una modifica del sistema di elezione di deputati e senatori sarebbe stata un potente detonatore.
Buone notizie per il governo, un po' meno per gli elettori. Il rischio di ritrovarsi il Porcellum varato e battezzato da quello statista di Calderoli anche alle prossime elezioni politiche è infatti più che concreto.
Non va dimenticato che, in ogni caso, tra meno di un anno e mezzo scadrà la legislatura. Il tempo di modificare una delle peggiori leggi elettorali del mondo, che regala alle segreterie di partito la possibilità di scegliere gli eletti e limita il compito degli elettori a quello di ratificare queste scelte, ci sarebbe anche.
Il sospetto, più che fondato, è che manchi la volontà di farlo. Il Porcellum è una legge vergognosa per i cittadini-elettori. Vista dalla parte dei politici (nessuno escluso) è la migliore delle leggi. Perché consente ai leader di guadagnare un credito fortissimo nei confronti degli eletti. Il generoso premio di maggioranza alla Camera a favore della coalizione vincente è un altro argomento che manda in brodo di giuggiole i partiti (specie quelli che hanno possibilità di costruire coalizioni vincenti).
A parole tutti sono favorevoli a una nuova legge. Anche perché il Porcellum oltre a produrre un Parlamento scalcinato e inadeguato, non ha garantito la governabilità. Ma se state ad ascoltare con attenzione i discorsi dei politici sulla riforma elettorale coglierete una serie di distinguo degni di Bertoldo, quello che riuscì a ottenere di poter scegliere l'albero su cui essere impiccato ed evitò la condanna.
I partiti si stanno comportando nello stesso modo di Bertoldo. C'è chi dice che una nuova legge elettorale è necessaria come il pane. Ma non sa quale potrebbe essere il modello migliore per l'Italia. Altri subordinano la riforma della legge per il voto alle modifiche istituzionali. Prima di cambiare il sistema di elezione - dicono - decidiamo se mantenere due Camere o ridurle a una e se tenerci lo stesso numero di parlamentari (945) oppure operare un drastico taglio. In questo modo l'unica certezza è che la riforma elettorale si farà alle calende greche. Ma il Parlamento scadrà molto prima.
Francesco Angelini
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