Certo, rispetto al trionfale risultato con cui fu riconfermato al vertice di Villa Saporiti (67,9%), si registra un calo. Ma cosa dovrebbe dire Stefano Bruni, sindaco di Como, relegato in piena zona retrocessione nel campionato dei primi cittadini: 96° su 104 con il 47% di consensi?
Stupisce il risultato di Carioni perché, per motivi pur non dipendenti dalla sua volontà, nell'anno indagato dal sondaggio, il 2011, si è visto pochino. Anche qui, rispetto a Bruni, di cui nel bene e soprattutto nel male si è parlato moltissimo, non c'è paragone.
Eppure Leonardo vince e Stefano perde. Nel senso che se si votasse oggi il primo resterebbe sulla poltrona di numero uno della Provincia, mentre il secondo dovrebbe quantomeno affrontare un turno di ballottaggio.
Misteri della politica. O, forse, delle classifiche. Ma una spiegazione del fenomeno potrebbe anche esserci. Le qualità di Carioni non sono in discussione, che ha avuto modo di dimostrare la sua competenza amministrativa anche quando non era impegnato a seguire Bossi a stretto ridosso del Cerchio magico che accompagna il Senatur in tutte le sue sortite diurne e soprattutto notturne
Forse però a trainare il consenso dell'ex sindaco di Turate è anche la capacità della Lega di fare marketing politico come nessun partito. Il marchio del Carroccio, infatti, primeggia in quasi tutte le classifiche. Il veneto Luca Zaia è il presidente di Regione più votato e distanza di gran lunga un consumato comunicatore come Roberto Formigoni, solo dodicesimo in coabitazione con il ligure Burlando (uno che invece sulla comunicazione è inciampato spesso e volentieri). Tra i sindaci, quello leghista di Verona, Flavio Tosi, è al terzo posto. Dario Galli, esponente lumbard alla guida della Provincia di Varese, è invece collocato sulla piazza d'onore della graduatoria di categoria.
La Lega insomma, nonostante i rovesci di governo, a dispetto di un federalismo nebuloso e piuttosto diverso, stando a quello che si è potuto intravedere, dalle benefiche aspettative di balsamo fiscale, continua a incontrare consensi. La classifica, e il dato di Carioni ne è la prova del nove, visto il paradosso dell'assente di successo, conferma la capacità del Carroccio di marcare il territorio e trasmettere all'elettore un forte senso di identità.
Si tratta ora di capire se le evoluzioni di questi giorni, con Bossi, Maroni e le rispettive fazioni che si mettono le dita negli occhi, non finiscano per incrinare la tenuta del marchio.
Ma per Carioni il problema è relativo. Lui non può più candidarsi a presidente della Provincia. E sulle Province incombe il rischio di estinzione.
Francesco Angelini
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