La giunta comunale ha stabilito le linee guida del nuovo bilancio, quantificando anche l'impatto sulle casse di Palazzo Cernezzi della manovra "Salva Italia" e dei nuovi vincoli legati al patto di stabilità. Sarà un'autentica stangata per il Comune, roba da lacrime e sangue. Così l'esecutivo ha dato mandato agli uffici di definire un ulteriore taglio della spesa corrente nell'ordine di 3 milioni di euro.
L'assessore alle finanze, ieri, si è sforzato di sorridere («ce la faremo»), enfatizzando le poche notizie positive. Quelle che stanno sopra il tappeto, insomma. E così Gaddi ha sottolineato che sarà il Comune a dare il buon esempio, tagliando le spese e risparmiando ovunque possibile. Ma per salvare il bilancio ci vorranno almeno 12 milioni. E così la strategia difensiva è stata indirizzata su altri due punti cardine: la vendita di parte dell'ingente patrimonio comunale (l'incasso è stimato in almeno 4 milioni) e la revisione al rialzo dell'aliquota sulle seconde case e gli altri fabbricati (5 milioni di nuove entrate).
Gaddi sa che la via per diventare il candidato sindaco di Como è molto stretta e passa necessariamente dalle primarie del Pdl, tuttora in forse. Ma, da politico ormai non più di primo pelo, ha capito benissimo che non potrebbe presentarsi agli elettori con il biglietto da visita della stangata sulla prima casa. Così ha ripulito a puntino il tappeto di casa, assicurando che sarà mantenuta l'aliquota base (0,4%), a meno di sorprese che andrebbero a ricadere sotto la diretta responsabilità del consiglio.
Il Comune, quindi, sembra aver imboccato con decisione una via che cerca di mitigare l'impatto lacrime e sangue della manovra salvando la prima casa, mantenendo inalterata allo 0,2% l'addizionale Irpef (quella regionale invece è salita allo 0,33%), sforbiciando le spese e assicurando che «non taglierà i servizi» per «non penalizzare ulteriormente i cittadini».
Fin qui le notizie (tutto sommato) positive. Ma c'è l'altro lato della medaglia. O del tappeto, se preferite. I tagli alla spesa sono benvenuti, così come l'alienazione di parte del patrimonio immobiliare. Aumentare l'Imu sulla seconda casa, invece, non significa semplicemente tassare chi è oggettivamente benestante o ricco sfondato. Significa anche incidere su un'altra fetta di utenza, quella produttiva e professionale, che dispone di laboratori artigianali, uffici, magazzini. Ed è prevedibile che l'accoglienza sarà tutt'altro che entusiasta.
Un altro elemento che lascia perplessi, rispetto alla manovra di Palazzo Cernezzi, è rappresentato dal calendario: lo stesso bilancio, fatto due anni fa - o anche solo lo scorso anno - avrebbe meritato senz'altro l'etichetta di coraggioso. A pochi mesi da fine mandato (l'approvazione è attesa a fine marzo e si vota a maggio), invece, potrebbe rivelarsi come il classico cerino consegnato nelle mani di chi viene dopo. Il successore di Bruni, infatti, oltre a gestire un'eredità pesantissima - si va dalla Ticosa alle paratie, per non parlare dell'ultimo gentile "cadeau": l'impegno di oltre 6 milioni per la futura cittadella dello sport - rischia anche di trovarsi l'onere di altre decisioni impopolari. Che, tradotto, significa rimettere di fretta e furia le mani nelle tasche dei cittadini. I soliti che alla fine pagano, stanno zitti e sbattono i tappeti.
Emilio Frigerio
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