Ora che il Carroccio è anch'esso un vecchio partito (è il decano della Seconda Repubblica) e la questione settentrionale è sempre lì che attende disillusa il primo Godot di passaggio per il movimento sembra essere giunta una deriva talmente grottesca da fare rimpiangere le sortite intellettuali di Borghezio, Boso e Gentilini, le scampagnate sul Po spacciate per marce indipendentiste padane e i vari parlamenti del Nord in stile consiglio direttivo della bocciofila.
A proposito di parlamenti (per tacer dei ministeri pagliacciata a Monza) padani, forse il declino è cominciato qui. Quando l'assise in grisaglia verde non ha potuto radunarsi perché la sala era prenotata da un ricevimento per una prima comunione. Qui, senza scomodare l'Albertone nazionale, basterebbe Verdone per affrescare la faccenda.
A nastro è seguita la scoperta dei finanziamenti al partito investiti in Tanzania. Forse il tesoriere, come Schettino ha sbagliato rotta senza neanche la foglia di fico dell'inchino. Certo, anche in questo caso c'era il precedente di certi villaggi vacanze sulle coste croate in cui si era scottato qualche appassionato sostenitore, e non per il sole.
Più recenti gli autogol del sondaggio on line della Padania sul gradimento del leader Umberto Bossi. Non paghi dei fischi incassati dal povero Senatur sul palco della manifestazione milanese anti Monti, i maitre a penser di via Bellerio hanno cercato la prova del nove. Risultato: il sondaggio che sparisce quando i pollici riversi per lo storico capo hanno toccato quota 75%. Una percentuale bulgara d'antan, così come la decisione di oscurare la consultazione. Ai tempi dell'Unione Sovietica si interveniva sulle foto dove ogni tanto, qualcuno della nomenclatura caduto in disgrazia spariva dall'immagine celebrativa. Ma non c'erano ancora le nuove tecnologie. Almeno, l'ultimo partito leninista in Italia non manca di coerenza storica.
Agli stessi dettami politici deve essersi ispirato il sindaco di Sesto Calende, Marco Colombo, quando ha deciso di togliere dalla biblioteca del suo Comune il libro "L'idiota in politica. Antropologia della Nord Lega". L'autrice del volume sospetta che il primo cittadino del centro in provincia di Varese si sia fermato al titolo e sottolinea come nel partito di Bossi abbia notato la grande differenza tra le violenza verbale e il calore umano di certi gesti, il fatto che la Lega Nord offra quel senso di appartenenza che altri partiti hanno perso.
Si potrebbe aggiungere che, tra una parentesi macchiettistica e l'altra, tra un autogol e l'altro degni del miglior Niccolai, difensore del Cagliari d'antan e specialista in materia, il Carroccio ha saputo anche cogliere e prevedere meglio di tutti gli altri certi umori ed evoluzioni delle comunità del Nord. Un fiuto tartufesco che sembra essersi raffreddato negli ultimi tempi, segnati da lotte intestine a sterili iniziative politiche come la pretesa di far leva su Berlusconi perché abbatta l'inevitabile governo Monti.
Come direbbe Alberto Sordi arridatece la vecchia Lega di lotta e di governo. Non avrà ottenuto grandi risultati ma almeno era un po' più seria di quella attuale.
Francesco Angelini
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