Ma il Comune finora è stato irremovibile: indietro non si torna, via Risorgimento resta a senso unico. La vicenda, tuttora avvolta dal mistero, ha davvero dell'incredibile. La modifica alla viabilità fu introdotta dall'assessore Molinari nel settembre 2010, con una promessa: «Facciamo un mese di sperimentazione, poi vedremo». La limitazione - da allora è consentito il transito in direzione Como tra via Nicolodi e via Rimembranze solo a bus, residenti e frontisti - fu giustificata così: «Il provvedimento è stato adottato per migliorare la sicurezza stradale della zona residenziale e, in particolare, dei percorsi di accesso alla scuola di via Nicolodi e al cimitero».
Il quartiere, stando così le cose, avrebbe dovuto fare un monumento a Molinari. Invece la protesta fu immediata e vibrante. Così Palazzo Cernezzi si rifugiò dietro una presunta richiesta arrivata dai residenti, Per altro mai meglio specificati, né usciti allo scoperto con una contro-petizione o con un qualsivoglia segnale di esistenza in vita. Al punto che qualcuno, con una punta di malignità, arrivò a ipotizzare che il regista dell'operazione fosse l'assessore Peverelli, che negò ripetutamente ogni addebito: «Abito in via Risorgimento, ma non c'entro proprio niente. Figuriamoci se ho questo potere».
Molinari aveva ipotizzato un mese di sperimentazione, ma ormai è passato oltre un anno. E così il mistero è rimasto tale per lunghi mesi. Al punto che, dopo la protesta dei commercianti della zona, l'assessore si è rifugiato ancora una volta dietro non meglio specificati residenti, demandando al settore mobilità le valutazioni del caso. L'unica concessione, bontà loro, è arrivata a ottobre con la deroga per i residenti di via Picchi, che si sono visti restituire la facoltà di svoltare in via Risorgimento. Ma questo non è bastato a placare le ire del quartiere, che a gennaio si è nuovamente mobilitato (portando a 1.900 le firme alla petizione) e ha ottenuto un pronunciamento formale del consiglio di Palazzo Cernezzi.
Questa ricostruzione non è mera perdita di tempo e la vicenda di Breccia non è una semplice bega di quartiere. È paradigmatica - al pari dell'impuntatura sulle corsie preferenziali in via Varesina - della deriva che ha preso in questi anni il rapporto tra il Comune e i cittadini, vissuti a palazzo con malcelato fastidio. Nessuno vuole accusare di chissà quale misfatto Molinari o il settore mobilità. Se invece di ascoltare i cittadini o fornire loro motivazioni plausibili e trasparenti, però, ci si rifugia dietro argomentazioni poco chiare non si fa altro che alimentare il sospetto che certi provvedimenti siano puro arbitrio. Di più. Un sopruso a danno di molti e a privilegio di pochi.
Questo scorcio di mandato potrebbe regalare una bella pagina targata Molinari. La sperimentazione è stata messa in atto per oltre un anno, il quartiere non ha gradito, anche il consiglio comunale ha fatto pollice verso. Bene, Molinari stavolta ascolti i cittadini di Breccia. Cambiare idea può essere sintomo di intelligenza. Non sempre è segno di resa.
Emilio Frigerio
© RIPRODUZIONE RISERVATA