L'Italia si trova senza dubbio in una situazione finanziaria difficilissima. Il debito pubblico è alle stelle e abbiamo anche sulle spalle un altro indebitamento: quello connesso agli impegni pensionistici, egualmente a carico della collettività. L'esigenza di migliorare i conti italiani non è un'ossessione della signora Angela Merkel, ma è un qualcosa che dovremmo avere tutti ben presente e che, ad esempio, dovrebbe spingerci soprattutto a tagliare le spese.
In effetti, non usciremo certo dalle nostre difficoltà con il redditometro, con la fine di ogni privacy economica (conseguente all'introduzione del super-cervellone Serpico, che permetterà ai funzionari di Stato di seguire in diretta le nostre scelte personali), con quel recupero di quasi 12 miliardi di tasse inevase nel solo 2011 di cui l'Agenzia delle Entrate appare tanto orgogliosa.
Dopo il decreto detto "salva Italia", è ragionevole ritenere che nessuno ci contenda più la testa di quella speciale classica che individua i Paesi a maggiore tassazione. In tale quadro, è facile capire perché nessuno venga a investire in Italia e perché, al tempo stesso, sia impossibile frenare la fuga dei capitali che nessun controllo alla dogana di Brogeda potrà impedire. Gli "inferni fiscali" producono sempre risultati di questo tipo e non è aumentando la quota di ricchezza destinata al bilancio pubblico che potremo creare posti di lavoro e vere opportunità per i giovani. Invece che accrescere ulteriormente la quota di ricchezza che il sistema politico-burocratico divora, dovremmo allora preoccuparci di ridurre la tassazione per tutti e, contestualmente, eliminare spese, privilegi, sussidi.
In particolare, perché tanta determinazione nel colpire commercianti e artigiani accusati (talora a ragione, talora a torto) di evadere il fisco, mentre si continuano a finanziare con nuovi decreti e nuove leggi interi settori industriali, usando i soldi di tutti noi? Perché, invece che creare odio nella società mettendo alla gogna determinate categorie, non si elimina quel groviglio mostruoso di aiuti di Stato che vanno a imprese private di vario genere?
Anche ieri, tra l'altro, non sono giunte buone notizie. Intervenendo alla commissione Finanze della Camera il direttore Befera ieri ha richiesto (e facilmente l'otterrà) una deroga al blocco del turn-over riguardante la funzione pubblica, con l'obiettivo di assumere più di 1400 funzionari da utilizzare nella caccia agli evasori. Un'economia privata già piegata in due da una tassazione abnorme si appresta a dover caricare sulle proprie spalle altri dipendenti statali. Che in un modo o nell'altro non aiuteranno l'Italia a uscire dal guado.
Carlo Lottieri
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