Allo stesso modo, si è dovuto prendere per il bavero il presidente provinciale Leonardo Carioni per ottenere un controllo serio del chilometraggio, e soprattutto delle destinazioni, della sua auto blu: spiace sia dovuta intervenire addirittura la Guardia di Finanza, anche perché sarebbe bastato consegnare il registro delle uscite della macchina agli organi di stampa per far subito chiarezza sulla vicenda. E invece no, meglio lasciare che sull'amministrazione si allunghino, in attesa della chiusura dell'inchiesta, le ombre del malaffare piuttosto che affrontare da politico trasparente le proprie responsabilità. E poi, per che cosa? Per una furbata da quattro soldi, un'impunità da Casta di serie C, un pastello da comparsa di un romanzo di Piero Chiara. Che pena.
E se è così - ed è così - allora forse di Schettino non ce n'è solo uno a Palazzo Cernezzi, ma pure un altro a Villa Saporiti, mentre intanto la città naufraga e, soprattutto, nessuno torna a bordo.
Comunque, questo è lo stato dell'arte. E visto che ci avviciniamo a passi spediti alle elezioni sarà bene chiarire qual è la nostra parte in commedia. A questo giornale non importa nulla del Pdl e neppure della Lega e tanto meno del Pd o di qualsiasi altra forza politica o civica di destra, sinistra e centro. A questo giornale importa solo e soltanto di Como e del suo territorio, senza simpatie pelose, poteri forti, retropensieri, cordate, filiere e dietrologie: una linea editoriale garantita da un proprietà al di sopra di ogni interesse di bottega o di sospetto etico-morale e da un gruppo dirigente che non deve a nessuno il proprio posto di lavoro. In Comune e in Provincia non perdano quindi troppo tempo ad arrovellarsi su a chi giovi la nostra campagna contro l'auto blu del presidente Carioni o chi c'è dietro quell'altra contro il dilettantismo e l'irresponsabilità della gestione dell'emergenza neve della giunta Bruni. Pensino piuttosto a lavorare. Di più e meglio. E cerchino, almeno negli ultimi mesi di mandato, di fare qualcosa di meno grottesco degli strafalcioni su Muro, Ticosa e rimborsi chilometrici fantasma che sono oggetto di spasso amarissimo nei bar e di qualche attenzione meno ridanciana nella Procura della Repubblica.
Qualche giorno fa, Mario Monti ha pronunciato parole di grande buonsenso sull'articolo 18 ( e di solito quando uno viene attaccato da tutti, ha quasi sempre ragione). Avrebbe però dovuto sottolineare che il posto fisso è un "male" non solo per gli operai e i dipendenti, ma anche per i funzionari inetti e i politici (sempre i soliti, anche a Como, sempre i soliti…) che se li scelgono o che, se li trovano in carico, non li rimuovono. E se lo ricordino anche i comaschi, dal più semplice e sprovveduto degli elettori alla cerchia degli ottimati che, in privato, ne dicono di tutti i colori e si indignano e sghignazzano sugli strafalcioni di una classe dirigente mai così squalificata per poi chiudersi in un assordante silenzio quando tocca invece alla società civile rischiare di persona per il bene della propria città.
Se fra qualche mese nei palazzi del potere venisse eletto l'ennesimo traffichino da due lire nessuno potrà difendersi dicendo che non lo sapeva o che non era stato avvertito. Questo non è accettabile, è una cosa che non si può non sapere: Como non può più permettersi di essere il convivio degli ignavi o dei Celestino V. "La Provincia", nel suo piccolo, non mancherà di applaudire tutte le scelte fatte per il bene della città e di setacciare virgola dopo virgola tutti i bilanci e tutti i provvedimenti dei nuovi amministratori. C'è sempre un Viola sull'uscio, per fortuna qui c'è un giornale che gli sbatte la porta in faccia.
Diego Minonzio
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