Mentre il mondo è distratto dalla crisi economica o soltanto dall'ultimo reality show televisivo, le nostre tiepide case (o quelle dei vicini) rischiano di trasformarsi in piccoli lager. Se la citazione di Primo Levi vi sembra impropria o esagerata, chiedetevi per un attimo se questi sono bambini. Quei tre di cui vi raccontiamo oggi nelle pagine di cronaca, che rischiano di essere allontanati da entrambi i genitori/contendenti, e tanti altri come loro per cui si battono le associazioni che l'altro ieri si sono date appuntamento davanti al Tribunale di Como. I dati dicono che le separazioni aumentano ogni anno (in Lombardia siamo al 37% e sommando i divorzi si arriva a sfiorare il 50%) e che nella stragrande maggioranza dei casi la contesa dei figli e del patrimonio rimangono la regola. È una sconfitta per tutti, è una sconfitta per la società. Nell'ultimo periodo è stato sollevato il velo sui troppi papà separati finiti a ingrossare le fila dei nuovi poveri (indagine Istat/Caritas). In altre città, a partire dalla capitale, i Comuni stanno mettendo a disposizione dei monolocali, più dignitosi dell'automobile, ma eticamente inaccettabili: è lo stesso sistema ad aver creato questa fascia di disagiati sociali. E non sono vincitrici nemmeno la mamme cui i suddetti papà hanno lasciato casa, prole e assegno di mantenimento: significa essere ricacciate indietro nel tempo e nella cultura delle pari opportunità, quando le donne tiravano su i figli da sole.
Chi paga il prezzo più alto sono i figli medesimi: ci rimettono persino la salute. Lo ha scritto nero su bianco l'Ordine degli psicologi in una relazione presentata in Senato l'8 novembre per sollecitare l'unica cosa che può tirare fuori subito questi bambini e i loro genitori dal pantano (o meglio dal ring): una legge che renda davvero condiviso l'affido, come quella francese sulla residenza alternata, non come quella italiana, che, notano gli stessi psicologi, è stata disattesa dai giudici con l'invenzione del genitore collocatario. Citando le indagini epidemiologiche condotte a livello internazionale sui figli dei separati, gli psicologi indicano i «punti fondamentali al fine di promuovere la salute dei minori»: frequentazione equilibrata dei due genitori; percepire come propria sia la casa del padre sia quella della madre; ricevere cure da entrambi, in forma diretta, non tramite assegno. Donne e uomini di buona volontà stanno lanciando segnali positivi manifestando insieme, sarebbe bello che qualche parlamentare comasco facesse propria la battaglia.
Pietro Berra
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