Il governo Monti non esita ad esibire lo scalpo di una classe politica che per anni è stata aggrappata alla greppia dello Stato facendo scomparire, in questa cinica interpretazione del potere, ogni distinzione tra liberisti e statalisti. Appare chiaro che la cornucopia statale ha allegramente dispensato privilegi che, a parole, tutti fingevano di osteggiare ma che tutti si affannavano a carpire. L'intero sistema dei partiti è stato denudato ed esposto al pubblico ludibrio e non c'è cittadino italiano che, ora, non si senta defraudato. A Monti va riconosciuto il merito di avere tolto quel velo di ipocrisia ad un'intera classe politica il cui attaccamento al privilegio ricorda, a tratti, la famigerata "nomenklatura".
La stampa straniera ha salutato con favore la svolta di stile che ha contraddistinto l'intera compagine ministeriale ma la cosa più clamorosa resta questo improvviso defilarsi della politica che probabilmente non si aspettava di essere messa in discussione in modo così brutale. È questo il dato più preoccupante che sta emergendo in questi mesi, forse ancor più grave della crisi economica che non accenna a placarsi. Il vuoto pneumatico della politica italiana costituisce la riprova dell'assoluta incapacità dei partiti a dare ai cittadini le risposte che essi attendono in tema di riforme, di occupazione, di pensioni, di tutele. Destra e sinistra sono accomunate da questa terribile afasia che le porta a balbettare soluzioni improbabili e rimedi inattendibili. La crisi dei partiti italiani, tuttavia, non è soltanto legata all'assoluta incapacità nel gestire la crisi economica. A questo dato contingente se ne aggiunge un altro, ancor più drammatico per il suo carattere strutturale: di ogni partito, si è persa ogni traccia dei tratti distintivi e delle specifiche peculiarità. Oggi la diversità tra destra e sinistra sembra essere scomparsa dall'orizzonte della politica italiana. Mentre il governo appare ancorato alle contingenze più impellenti, al fine di onorare gli impegni contratti con i partners europei, l'universo della politica seguita a restare avulso dalla quotidianità di una società civile che appare incagliata nelle secche di una crisi che imporrebbe, di contro, la massima concretezza.
Le lotte fratricide che si stanno consumando in entrambi gli schieramenti lasciano del tutto indifferenti i cittadini che hanno perfino rinunciato a provare disgusto. C'è stanchezza verso questa classe politica che dovrebbe avere il buon gusto di astenersi dall'accusare di qualunquismo chiunque ne auspichi l'azzeramento. Passata l'emergenza sarà necessario ripristinare il normale rapporto tra elettori ed eletti di ogni democrazia rappresentativa. Ma per fare questo, sarà inevitabile che il vecchio notabilato renda conto delle nefandezze che tutti gli italiani stanno ora pagando a caro prezzo.
Antonio Dostuni
© RIPRODUZIONE RISERVATA