Anche questo dato può essere uno spunto di riflessione interessante in questi giorni in cui la maggior parte delle scuole comasche sta consegnando le pagelline di metà anno (a parte alcune che le hanno anticipate, dividendo il calendario in un trimestre e un pentamestre). Se si vuole premiare il merito, bisogna utilizzare l'intera scala dei voti disponibili, cosa che non tutti gli insegnanti italiani sono abituati a fare. E se poi vogliamo davvero che i nostri giovani si confrontino con l'Europa, non sarebbe male adottare gli stessi criteri di giudizio fin dalla scuola primaria. Invece, tornando all'esempio di partenza in Italia si usa la scala da 1 a 10 (reintrodotta per tutti gli ordini di scuola dall'ex ministro Gelmini nel 2008/2009), in Germania si va da un massimo di uno a un minimo di sei.
In attesa che il Parlamento europeo dia delle linee guida sulla valutazione scolastica (potrebbe sembrare una battuta, ma se si compete a livello comunitario, non devono tornare soltanto i conti dei bilanci degli Stati ma anche quelli delle pagelle), pensiamo ai 4 ai 5 e, speriamo, anche ai 10 che stanno portando a casa in questi giorni i ragazzi comaschi. Come reagiranno? Facile immaginare che l'entusiasmo sarà piuttosto contenuto, visto che in alcune scuole superiori, e in particolare nelle classi prime, i debitori sfiorano il 70%. Dove per debitori non si intende quelli che non hanno pagato i sempre più esosi contributi volontari richiesti dagli istituti, ma che hanno contratto un debito, cioè un'insufficienza, da sanare entro la fine dell'anno scolastico, a meno che non vogliano trascinarsela fino a settembre, rovinandosi l'estate.
Facile immaginare, a fronte di percentuali del genere, che più di uno studente maledirà i professori. E qualche genitore, magari, si troverà in difficoltà nel prendere le parti del figlio piuttosto che degli insegnanti, rischiando di dimenticare la propria. Già, la pagella non è soltanto una misura del rendimento scolastico dello studente, ma anche un momento di confronto importante con il mondo adulto. E dietro al voto ci dovrebbe essere molto di più: l'attenzione all'alunno e ai suoi talenti, la valorizzazione del merito e la correzione del demerito. Siccome, per fortuna, in Italia gli insegnanti bravi e scrupolosi sono più numerosi di quanto non si creda, è bello pensare che durante gli scrutini si siano accesi dibattiti su come sanzionare l'allievo inadempiente, senza però togliergli la possibilità di rifarsi nel secondo quadrimestre, e su come premiare quello studioso, evitando tuttavia che si sieda sugli allori.
E se l'attenzione, quando si compilano le pagelle, finisce per concentrarsi su quei voti a metà tra il cinque e il sei, non bisogna dimenticare che l'insegnante migliore è quello che usa sia l'uno che il dieci. Esigente ma giusto.
Pietro Berra
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