La formula (collaudatissima anche con le versioni "estate", "influenza", "smog") riesce a trasformare un evento tutto sommato atteso (per qualcuno anche auspicabile: gli esperti erano mooolto più preoccupati quando faceva 15 gradi a Natale e nessunio ne parlava...) in una calamità naturale permanente e unilaterale.
Ovviamente, tutto il rispetto per chi ha subito situazioni eccezionali, chi ci ha lasciato la vita, chi è rimasto isolato eccetera. In discussione non c'è l'evento. Ma la maniera di raccontarlo, sì. Creando, nella popolazione, un'ansia alla fine molto fastidiosa. Trent'anni fa, fu tutto più allegro. Direte voi: con trent'anni di meno, è facile essere più allegri. Ed è vero. Però ricordiamo anche sorrisi, battute e cameratismo nelle truppe condominiali che andavano allegramente (sì, allegramente) a spalare il vialetto di casa. Oggi, la gente esce di casa con la pala in mano con, dipinti sul volto, sguardi che forse abbiamo visto l'ultima volta nello sceneggiato (oggi fiction) «I Sopravvissuti»: catastrofe incombente, prepariamo i sacchi alle finestre.
Certo, fare telegiornali a ripetizione, ogni cinque minuti, non può creare imbarazzo in chi li conduce, se il tema è una nevicata. Il problema è, semmai, che i tg 24 ore hanno fatto scuola, e ormai è task force giornalistica permanente anche sui tg tradizionali. Peschiamo a caso, tra le cose più inutili trasmesse negli ultimi tempi. L'altro giorno in un servizio da Osimo (perché Osimo?), il microfono è stato piazzato sotto il naso di un cittadino che si lamentava di non aver potuto tirare fuori l'auto dal garage. E che c'entra con l'emergenza neve e ghiaccio? L'emergenza sono i dati sui feriti, sui congelati, sui ricoverati al pronto soccorso.
Ma ormai, in un vortice di schizofrenia giornalistica, diventa emergenza anche la donna che non riesce andare a fare shopping. Un inviato, a Roma, ha chiesto la linea per segnalare che da «mezz'ora ha fatto capolino un pallido sole». L'Italia ha tirato un sospiro di sollievo! Il tutto mentre la telecamera puntava il marciapiede appena spruzzato di neve, con toni da Sherlock Holmes che aveva scoperto l'assassino. Speriamo che quelle immagini non le abbiano viste a Livigno. Se trent'anni fa la neve, nella famosa nevicata record, montava e cresceva sulle finestre provocando anche un leggera sensazione di asfissia, stavolta il fenomeno asfissia è dato dal tamburellante, ossessionante ritornello televisivo che ogni cinque minuti, preceduto dalla sigletta americaneggiante, lancia sempre la stessa, incredibile notizia: nevica (governo ladro).
Ovviamente gli inviati sono carnefici certo, ma soprattutto vittime. Pensiamo a quella poveretta, ci pare Rai, che hanno evidentemente dimenticato all'isola del Giglio quasi un mese dopo il naufragio della Concordia, con il microfono in mano. Pare si sia rifatta una vita sull'isoletta, mentre conta a occhio nudo i millimetri si spostamento della nave.
Nicola Nenci
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