Nelle province lombarde, per giunta, si sta pagando un prezzo altissimo per le scelte politiche del governo in carica e di quello precedente, costretti a fronteggiare serie difficoltà di bilancio, ma sempre portati a intervenire più sul lato delle entrate che su quello della spesa. Nel decreto detto "salva Italia", il governo Monti ha focalizzato l'attenzione sulla necessità di accrescere la tassazione, lasciando da parte i tagli e bocciando ogni ipotesi di privatizzazione. A seguito di tutto ciò, non sorprende che sia proprio una regione come la nostra - nella quale il settore privato è tanto importante - a pagare un prezzo così alto.
Con questa legge regionale la giunta Formigoni intende favorire nuove assunzioni, dato che all'impresa - in caso di necessità - è permesso di ridurre la mano d'opera grazie ad accordi inseriti nella contrattazione aziendale, chiamata a prevedere forme di buonuscita. Per un'economia al centro di poderose trasformazioni legate alla crisi e alla diffusione delle nuove tecnologie, una simile possibilità di cambiare in modo non traumatico sarebbe solo auspicabile.
L'iniziativa legislativa del Pirellone ha anche implicazioni di ordine politico. Dopo anni e anni di parole spese in tema di federalismo e autonomia, nella sostanza l'Italia è oggi accentrata quanto lo era vent'anni fa. Per giunta, in questa fase le aree più produttive devono fare i conti con una crisi inedita, terribile, che potrebbe colpire in modo irreversibile il tessuto produttivo.
In una città come Roma o in una regione come la Sicilia, l'articolo 18 non ha lo stesso peso che assume in Lombardia: per questo è giusto e necessario che le nostre istituzioni regionali si facciano sentire sul tema. Bisogna anche aggiungere come da più parti stia prendendo piede la convinzione che non potremo affrontare i gravi problemi con cui dobbiamo fare i conti utilizzando formule univoche: nazionali o addirittura europee, calate dell'alto, di natura tecnocratica.
Le migliori soluzioni per ripensare il mercato del lavoro, ridare flessibilità all'economia e riscoprire la centralità del contratto potranno venire soltanto da una cultura diversa, che veda protagonisti gli enti più vicini ai cittadini e alle imprese, ai lavoratori e alle famiglie.
La "via lombarda" al completo superamento di un mercato ingessato, che colpisce al tempo stesso le aziende e i lavoratori dipendenti, va allora inserita in una visione più ampia che provi a restituire a ogni comunità locale la possibilità di definire da sé le regole della propria convivenza civile.
L'anno scorso abbiamo celebrato in pompa magna il 1861 e i 150 anni dell'Unità. Ora, però, è il momento di guardare avanti.
Carlo Lottieri
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