Entrambi, a Como, sono invece morti, a sette giorni di distanza l'uno dall'altra. Ma non solo. Maria è stata trovata dal figlio alle pendici del Baradello, nei pressi della scalinata pedonale che sale verso al basilica di san Carpoforo. A un centinaio di metri in linea d'aria, la notte tra sabato e domenica Souheli è stato colpito a morte dal treno in corsa.
Due storie ai margini, legate dallo stesso destino tragico e da tante coincidenze. Entrambi si trovano lì non per caso, ma alla ricerca di un rifugio per la notte seguendo quel passaparola misterioso che guida le scelte spesso incomprensibili degli "ultimi". La zona è tutt'altro che isolata. Ci sono case vicine, a pochi metri la trafficatissima via Napoleona. Chissà quante volte avevano fatto la stessa strada incrociando, magari, lo sguardo di qualcuno. Di loro ci siano accorti però solo quando i loro occhi si sono chiusi per sempre. Maria e Souheli oggi sono diventati loro malgrado i testimonial di una Como "parallela" che non può più lasciarci indifferente. Due morti in sette giorni in condizioni così tragicamente simili non possono essere archiviate semplicemente come effetto collaterale del freddo estremo che da due settimane ci sta fiaccando. Freddo eccezionale, che richiede risposte eccezionali. Su tutti i fronti. Il sale sulle strade è una di queste, ma non basta. C'è la città che non vediamo anche se ci passa davanti, che chiede aiuto.
La rete solidale si è mobilitata, è vero, con la consueta generosità. Alle mense, al dormitorio dell'Ozanam di via Napoleona si è aggiunto il tendone allestito dalla Croce Rossa in via Regina con quaranta posti letto al caldo per il riparo notturno. Ma due morti in sette giorni attribuibili direttamente o indirettamente al freddo ci dicono che c'è ancora molto da fare o qualcosa da cambiare per intercettare le nuove povertà.
Maria e Souheli (ripetere il loro nome è un modo per rendere loro un doveroso omaggio) non erano due barboni, non vivevano ai margini da anni per scelta o per forza. Erano solo due persone con cui la vita non era stata finora generosa. Lei aveva un figlio che l'aveva certo dimenticata visto che è stato proprio lui a trovarla a pochi passi dalla strada quando era già morta da qualche giorno. Nessuno l'aveva cercata prima, nessuno l'aveva vista arrancare sui gradini gelati. Il ragazzo stava camminava con un amico lungo la massicciata, in tasca un permesso di lavoro svizzero. Insomma, non due disadattati. Entrambi, sono stati alla larga dai soliti luoghi, non hanno incrociato nessuno dei volontari e degli angeli della solidarietà che animano anche i salotti della città.
Probabilmente li abbiamo avuti accanto quando stavamo facendo la spesa al mercato, li abbiamo sfiorati passeggiando in centro, con la coda dell'occhio li abbiamo persino adocchiati la sera avventurarsi verso i boschi del Baradello alla ricerca di un rifugio per la notte. Eppure non li abbiamo visti, nemmeno sentiti. Parlavano una lingua diversa, non solo una lingua straniera. La lingua di chi ha bisogno. Eppure non l'abbiamo capita.
Elvira Conca
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