Lo si capisce fin da subito, appena saliti i gradini della scaletta che divide la banchina dalla carrozza deserta. Una volta a bordo di un treno notturno, su una tratta poco frequentata in certi orari, si è davvero soli. Raramente si divide la carrozza con qualche altro passeggero che, anche se c'è, è sparpagliato sui convogli e, probabilmente, se non sta pensando di rapinarti, sta provando la stessa sensazione e rimuginando lo stesso doppio pensiero: ah, finalmente viaggio in pace, sto tranquilla e mi riposo fino a Milano/aiuto, ma se mi capitasse qualcosa, chi mi sentirebbe?
La risposta alla domanda è: nessuno. Ma non per menefreghismo di qualcuno, ma perché sui treni di sera dopo le 21 che vanno o tornano da Milano c'è davvero pochissima gente e soprattutto pochissimo controllo.
Per la verità, anche nelle tratte più lunghe, non ce ne è tantissimo e spesso i controllori, quelli dei biglietti, sono donne, che hanno a che fare anche con passeggeri non proprio educati. È una constatazione, che sarebbe più consolante trasformare in un'accusa, ma non sarebbe onesto. Provando infatti a chiedere a quei rarissimi controllori o agenti che si incontrano negli orari serali sui treni ci si sente rispondere che le forze sono quelle, che non ci sono soldi per assumere altre persone da mettere su vagoni che trasportano magari dieci persone in tutto, quando va bene.
Facendo una valutazione di convenienza, di bilancio, si capisce anche un ragionamento così, sarebbe effettivamente antieconomico mettere dieci agenti per dieci passeggeri. Facendo però una valutazione di sicurezza personale si capisce altrettanto bene che la sicurezza non c'è.
Una cosa però che non si comprende è perché si lascino così tante carrozze per questi treni notturni usati da così pochi passeggeri, magari, ce ne fossero meno si potrebbe garantire un controllo più agevole.
Il suggerimento che danno le ferrovie è quello di sedersi sempre nella carrozza immediatamente vicina a quella del macchinista, che poveretto si troverebbe, in caso di necessità, a guidare il treno e allo stesso tempo a dover intervenire in soccorso del malcapitato.
E poi, con il rumore che fa un treno in corsa, e che rimbomba se è vuoto, non è così sicuro che anche stando vicino alla carrozza del macchinista ci si possa fare sentire in caso di necessità.
Quindi? Quindi, verrebbe da dire, si ricorra ai treni notturni su determinate tratte solo se non si hanno alternative. Un consiglio banalissimo e che si scontra con la facilità di movimento che c'è oggi, anche se si è donne e se si viaggia da sole e di notte. Le aggressioni in treno di notte non sono quotidiane, ma tre rapine in così poco tempo, beh, fanno rivedere le proprie convinzioni anche al passeggero più ottimista, che continuerà a viaggiare in treno. Magari non di notte, da solo, sulle tratte periferiche.
Carla Colmegna
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