La spesa statale, infatti, ha sempre costituito uno strumento in grado di alimentare il potere che, a sua volta, in modo circolare, alimenta il consenso. Occorre, tuttavia, ammettere che questo circuito risulta possibile anche grazie all'indifferenza del cittadino, del tutto ignaro del fatto che su di lui vengono traslati gli oneri di questa politica sotto forma di aumento della pressione fiscale e del costo dei servizi. Ma c'è altro. La nostra pubblica amministrazione è afflitta storicamente dalla mancanza di un adeguato sistema sanzionatorio in grado di colpire i funzionari e i dirigenti i quali, per svariate ragioni, sono i fedeli esecutori di questo turpe saccheggio della finanza pubblica voluto dai partiti anche con la finalità di finanziare la politica. A rendere tutto più facile c'è un ulteriore fattore, specificamente italiano, che vede la burocrazia statale avvezza ad agire al riparo da qualunque forma di competizione con il settore privato. Vero è, infatti, che le rare volte in cui il soggetto pubblico si misura in mare aperto (cioè, in condizioni di libera concorrenza), la qualità delle prestazioni depone sovente a favore del soggetto privato (eccezion fatta per la scuola, settore in cui notoriamente pullulano esempi aberranti di pseudo-istruzione a pagamento).
Tutto ciò accade anche perchè la nostra pubblica amministrazione è cronicamente malata di formalismo: cioè, il rispetto delle procedure prevale sulla effettiva capacità risolutiva dell'azione amministrativa. Tutto questo, a detrimento dell'efficienza e dell'efficacia che ancora oggi rappresentano vuoti proclami che ogni funzionario suole utilizzare mentendo e sapendo bene di mentire.
Un liberale di alto lignaggio come Luigi Einaudi metteva in guardia i politici dal rischio di alimentare la crescita ipertrofica della sfera pubblica. Nel nostro paese, a causa di una politica che ha spacciato il dirigismo come una forma avanzata di keynesismo, abbiamo assistito negli anni a questa sorta di gigantismo dell'apparato pubblico che non solo ha sperperato risorse ma ha finito altresì per creare una moltitudine di privilegi e di sacche parassitarie che non sono più tollerabili.
L'intero moloch pubblico, di fatto, è diventato il più diffuso ammortizzatore sociale che lo Stato ha utilizzato per inventarsi un abnorme sistema di protezione sociale i cui costi sono ormai diventati insostenibili. Vediamo se, dopo il fallimento di tutti i governi che lo hanno preceduto, l'attuale esecutivo sarà in grado di mettere mani a questa macchina disastrata che, in modo temerario, usiamo ancora definire "pubblica amministrazione".
Antonio Dostuni
© RIPRODUZIONE RISERVATA