Eppure la richiesta non era peregrina: aumentando lo sconto il Governo avrebbe arginato il pendolarismo del pieno. La copertura, come ha sottolineato Fertonani, presidente dei gestori di Confesercenti, in realtà sarebbe stata un semplice anticipo: «Il Governo avrebbe speso uno incamerando cinque. Perché i tecnici non hanno capito una questione così elementare?». In effetti bastano due conti per capire che non ha tutti i torti: se la perdita per l'erario italiano è stimata in 243 milioni all'anno, per il governo sarebbe stato davvero un proficuo investimento. E invece no. Che tirasse aria cattiva si era capito già giovedì al vertice con la Regione e i parlamentari. In quella sede il ministro Grilli si era più volte appellato alla mancanza di fondi e - addirittura - al "niet" dell'Unione europea di fronte a un provvedimento bollato come sussidio di Stato. E se n'è avuta riprova ieri, quando Formigoni è volato a Roma per tentare di raddrizzare la barca. Sicuramente qualcosa non ha funzionato. Forse i numeri relativi alle perdite nella fascia di confine sono stati giudicati sovrastimati, forse non è passato il concetto costi-benefici, forse il veto di Bruxelles era davvero insormontabile.
Sta di fatto che Como - e l'intera Lombardia - si sente per l'ennesima volta presa a schiaffi. E di non contare nulla. Qualcuno ride sotto i baffi, è vero, dicendo ai quattro venti che chi troppo vuole nulla stringe, che era una follia chiedere a Roma 60 milioni per salvare 60 benzinai e che, in fondo, la fascia di confine è comunque privilegiata rispetto al resto d'Italia. Verissimo, come è vero che meno di 15 anni fa con 50mila lire ci facevi il pieno, mentre adesso si spende quasi quattro volte tanto. E poi, diciamolo: le aperture di questi giorni avevano creato una grande aspettativa. I comaschi sognavano di pagare il pieno come in Svizzera (oggi, pur con la carta sconto, la differenza resta di 10 centesimi al litro) e chi abita tra i 20 e i 35 chilometri già si vedeva inserito nella schiera degli eletti. Fine del sogno, si torna bruscamente a terra.
La Lega non ha perso l'occasione per issare immediatamente le barricate. «Un premier lombardo e un ministro comasco - ha detto il deputato Molteni - non hanno rispettato il Nord. Vergogna, vergogna e vergogna». Al comasco medio, invece, non resta che leccarsi le ferite, sport al quale è ormai abituato. O sperare, visto che il testo definitivo del decreto fiscale sarà reso noto solo oggi, che ci sia davvero il colpo di scena - dell'ultima ora o in altra sede - che qualche parlamentare ancora ieri sera evocava. Chissà. Il Governo dovrebbe però capire una cosa, sottolineata con forza dai gestori di Confcommercio: la concorrenza svizzera non è solo il problema di una categoria, ma di un intero territorio. Ma soprattutto che il problema della fascia di confine può trasformarsi per Roma in un'eccezionale fonte di reddito. Insomma, aiutare Como stavolta potrebbe essere un affare.
Emilio Frigerio
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