Si illude la gente che la propria vita possa cambiare scommettendo sull'azzardo, buttando i propri risparmi in quelle odiose macchinette di cui è piena la città. O magari riempendo una schedina o grattandone un'altra. Ma per molti, quella che all'inizio è soltanto un'illusione, si trasforma presto in un incubo, da cui è difficilissimo uscire.. Nel nostro Paese ci sono un milione e ottocentomila giocatori a rischio e di questi, ottocentomila sono da considerarsi malati, perché giocatori compulsivi. Come si può tacere di fronte a questa emergenza?
Ecco perché le parole pronunciate dal presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, assumono una grande importanza. «L'azzardo esasperato- ha detto il porporato- mentre illude, si rivela un fattore di malessere e di destabilizzazione sociale, creando circoli viziosi per i singoli che entrano nel giro della dipendenza psicologica ed emotiva, ma anche per la collettività intera che viene a risentirne sul piano della solidità e della sicurezza».
Parole forti che sono destinate, speriamo, a lasciare il segno. Chi sceglie di buttare la propria vita nelle macchinette mangia soldi, sono i più deboli e i più disperati. Operai, disoccupati, mogli che sperano di dare una mano alla famiglia in difficoltà economica, immigrati. Nei mesi passati più di un sindaco ha lanciato appelli disperati. Si trovava in ufficio gente disperata che, dopo aver sperperato quel poco che aveva, andava a chiedere un sussidio per poter mangiare. Il gioco, quando diventa patologia, distrugge tutto. Basta andare in uno di quei centri dove si tenta di ricostruire vite spezzate. Si gioca per costruirsi un futuro da sogno, senza accorgersi che attorno tutto si sgretola; si perde il lavoro, poi gli affetti, la famiglia. Perché il gioco assorbe tutto. Davanti a quelle macchinette, si diventa ciechi e sordi, si oscura tutto. E poi, ricostruire una vita, è una corsa che dura anni, che costa dolore e fatica.
«Uscire dall'orizzonte della propria anima per diventare un inseguitore forsennato dell'azzardo - ha detto ancora il cardinale Bagnasco- significa non solo rimetterci i propri beni, ma il bene che ognuno è per sé stesso, e quindi impoverire la società. Il Paese stesso si snatura nella sua anima profonda, che è il tesoro più prezioso perché lo identifica e lo rende vivo».
Di questo si renda conto prima di tutto lo Stato. Rinunci al silenzio, di fronte ad una piaga che sta mettendo in ginocchio una fetta importante del suo popolo.
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