Non è bastato al numero uno della Juventus aver ricacciato indietro il pallone calciato da Muntari ben oltre la linea di porta con la complicità di un guardalinee da Oscar (dopo il film muto, l'assistente di gara ciecato). No Gigi er bullo ha voluto anche fare la ganassata di quello che va a mettere i puntini sulle «i» di una bravata che potrebbe decidere lo scudetto.
«Non ho visto se la palla era entrata, ma anche se lo avessi fatto non lo avrei mai detto». Chapeau. Quello che ci voleva per placare le garbate polemiche tra l'allenatore juventino Antonio Conte, il pacato amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani che ha sempre un riflettore spento nel cervello come a Marsiglia, il moderato commentatore rossonero all'Lsd Carlo Pellegati.
La cosa ovviamente è subito uscita dal pur vasto recinto di San Siro e del calcio per essere buttata in politica e nelle osterie, che è più o meno la stessa cosa. Per ora siamo ai commenti, dietro l'angolo c'è l'interrogazione parlamentare. Chissà se la ministra Fornero si commuoverà di fronte alle sorti del povero diavolo rossonero.
Sul tappeto erboso rimane una questione tanto seria quanto poco considerata da tutti. Al di là delle fazioni: juventini di qua, milanisti di là, interisti più indietro o dell'ineluttabilità del gesto di Buffon (sapete quanti zeri ci sono dietro quella parata oltre la riga?) c'è il secondo ruolo dell'estremo difensore bianconero e azzurro. Il portierone, come tutti i campioni, è un simbolo per tanti bambini che si ispirano a lui e sognano di diventare come lui. E sarà forse un caso ma proprio l'altro ieri, un giorno dopo la Buffon-ata, un portierino di nove anni, durante una partita del torneo pulcini della Figc, ha compiuto lo stesso gesto. Palla respinta oltre la linea di porta. Gli è andata male, o bene. Il gol è stato convalidato. Ma poco cambia. Perché Buffon con le sue parole di fine gara ha mandato a ramengo il lavoro di tanti tesserati della Federcalcio, allenatori e dirigenti dei settori giovanili e scolastici, simile a lui tranne che per il Bancomat, l'abilità calcistica e i riflettori che si sforzano ogni giorno di far capire ai piccoli calciatori che nel pallone la lealtà e importante anche più di un gol di tacco. Si può perdonare e comprendere il portiere azzurro per il gesto sul campo. Non per le parole dal sen fuggite (si spera) nel dopo gara.
Qualche anno fa un altro juventino, dopo aver conquistato un rigore inesistente, ammise il fatto nel dopopartita. Si chiamava e si chiama Gianluca Zambrotta. La società lo sanzionò ed è la stessa di oggi di Buffon che non sarà multato. Forse anche nel calcio ci vorrebbe un signore con il loden.
Francesco Angelini
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