Soltanto sul giornale di oggi sono tre i casi di cui si occupano le cronache e che raccontano il drastico cambiamento. A cominciare dal più grave, quello dell'operaio di Tavernerio incarcerato perché sorpreso ubriaco al volante una sera qualunque di tre anni fa. Non conta il fatto che si è trattato di una svista (l'uomo aveva chiesto di accedere alle misure alternative alla prigione). Conta piuttosto che il giudice lo aveva condannato senza sospensione condizionale della pena a sei mesi di prigione, sebbene non avesse precedenti di rilievo e soprattutto non avesse investito nessuno né provocato incidenti. Era ubriaco, e questo bastava.
Non c'è solo la criminalizzazione di un comportamento fino a qualche anno fa guardato con ben maggiore tolleranza. L'offensiva proibizionista passa anche per l'attacco al patrimonio del trasgressore. Sia pure con un minimo di gradualità legata al tasso alcolico nel sangue, le nuove norme prevedono multe salatissime e addirittura la confisca immediata delle auto. Come ben sanno i ragazzi che non rinunciano alla bisboccia del sabato sera, c'è il rischio di perdere seduta stante il controvalore di decine di migliaia di euro. Con la beffa di veder venduta la propria auto, tenuta in custodia giudiziaria nel cortile sotto casa, al miglior offerente. Basta poco. Un imprenditore della Val d'Intelvi fermato mesi fa un po' bevuto, ma non ubriaco al punto da incappare nella confisca immediata della sua Mercedes, l'altroieri ha provato a guidare nonostante la sospensione della patente. Ora dovrà rifare gli esami di guida e pagare una multa di almeno duemila euro, ma forse del triplo. In più, auto in stato di fermo amministrativo per tre mesi.
Chi teme che si stia imboccando una deriva persecutoria può consolarsi con la decisione assunta dal giudice di Menaggio nei confronti di un giovane del lago risultato positivo alla cannabis, almeno secondo l'esame delle urine. Non basta per poter affermare che il ragazzo guidava sotto l'effetto degli stupefacenti, ha stabilito la sentenza. Per accuse così gravi servono accertamenti sanitari più approfonditi, che passano almeno dagli esami del sangue. In ogni caso, va rilevato che l'alcol in auto è trattato come droga, con la differenza che per gli stupefacenti sono tenute in maggior considerazione le garanzie costituzionali.
Le stesse che in qualche modo potrebbero essere ridimensionate se passerà il principio e il reato dell'omicidio stradale. La gente chiede pene più severe e il legislatore si adegua, anche a costo di sorvolare sulla differenza abissale tra comportamento colposo e volontario. Funzionerà?
Mario Cavallanti
© RIPRODUZIONE RISERVATA