Il partito, almeno il partito che abbiamo conosciuto in questi ultimi mesi no. Un Pdl rissoso, diviso, livido e arroccato nell'autoreferenzialità dei suoi principali dirigenti. Un partito quasi alieno alla società comasca a causa della disastrosa gestione della città di questi ultimi cinque anni che passeranno alla storia per il muro, il fallimento del recupero della Ticosa, la difficoltà dell'amministrazione anche a far fronte a questioni elementari come le buche nelle strade.
Le primarie in questo scenario, hanno costituito una sorpresa positiva. Va detto, infatti, che gli elettori del Pdl si sono dimostrati migliori dei propri rappresentanti. La giornata di voto, segnata da una partecipazione molto al di sopra delle aspettative, è stata connotata in negativo da risse, liti, polemiche e brutti episodi ai gazebo fin dalla mattinata.
I dirigenti del principale partito del centrodestra lariana devono insomma ringraziare la base che ha salvato una consultazione caricata di significati che vanno ben oltre l'obiettivo di incoronare il candidato sindaco. Nel partito da tempo è in atto uno scontro che travalica parecchio la normale dialettica politica e tra le corrente. In gioco ci sono interessi personali, ambizioni di poltrone altrui, posizioni di potere. C'è chi attacca con ogni mezzo e chi risponde allo stesso modo. La leadership del coordinatore provinciale, Alessio Butti, è messa in discussione dal suo ex vice Giorgio Pozzi per motivazioni che non sono del tutto (anzi ben poco) legate alla gestione del partito da parte del senatore, su cui magari si potrebbe pure aver legittimamente aver qualcosa da dire.
Laura Bordoli e Sergio Gaddi si sono trovati in mezzo a questa bufera senza aver altra colpa se non quella di voler concorrere alla candidatura per palazzo Cernezzi. Entrambi sono stati usati come kamikaze dalle fazioni in lotta. E non a caso, durante la breve campagna per le primarie, hanno fatto a gara per prendere le distanze da un partito che non sta certo facendo una figura lusinghiera.
Saltata l'occasione del congresso, l'esito delle primarie rischia seriamente di trasformarsi nella resa dei conti definitiva. Sarebbe però un errore per la città. Perché Como ha bisogno come mai nella sua storia recente di essere governata con impegno, energia, abnegazione e onestà.
Il PdL ha già una parte di responsabilità rilevante a proposito delle macerie lasciate dalla giunta guidata da Stefano Bruni. E tutte le colpe dell'oggettivo disastro di un'amministrazione che tra le tante eredità a quella successiva lascia anche altri due anni (almeno) di lungolago inibito a turisti e cittadini, non possono essere l'esclusiva del sindaco e della sua squadra. Sulle macerie non si litiga. Dovrebbe essere questa, da oggi, la parola d'ordine nel Pdl. Altrimenti, a maggio, gli elettori del partito potrebbero dimostrare meno indulgenza rispetto a ieri.
Francesco Angelini
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