Se si fosse trattata di un'abile imboscata politica tesa al "governo delle banche", contando sull'imbarazzo di Corrado Passera nel proteggere la categoria da cui proviene, avremmo potuto tirare un sospiro di sollievo: c'è vita intelligente, nel Parlamento italiano. Purtroppo così non è stato. L'imperizia dei nostri legislatori spiega la figuraccia. I senatori hanno semplicemente cercato di "battere un colpo", andando ad occuparsi di uno degli ambiti della vita italiana - il mondo del credito - a torto o a ragione considerato meno aperto alla concorrenza. Ma anziché fare leva sulla libertà economica, hanno di fatto proposto prezzi amministrati e controlli pubblici. Cioè il contrario di ciò che una "liberalizzazione" dovrebbe portare con sé.
A loro (parziale) discolpa, va detto che se si è riusciti - ancora una volta - a contrabbandare per "liberalizzazione" una cosa che è il suo contrario, è forse proprio grazie alle ambiguità del testo governativo. L'unica "liberalizzazione" in senso proprio coincide con la separazione della rete del gas dall'operatore dominante, l'Eni, impresa nella quale l'azionista pubblico è ancora pesante.
Nel resto del dispositivo, le liberalizzazioni sono più difficili da mettere a fuoco. Gli interventi messi in atto dal governo sono piuttosto nuove regolamentazioni. In alcuni casi, vanno ad ampliare (un po' meno - dopo il passaggio parlamentare) l'offerta, che resta comunque pianificata dal pubblico. In altri casi, esse vanno ad incidere sulle modalità con cui viene offerto un servizio. La protesta delle banche è stata un po' teatrale. Ma non si può nemmeno dire che Mussari e i suoi abbiano tutti i torti. In particolare, la norma per cui i conti correnti per i pensionati fino a 1500 euro al mese diventano "gratuiti" non implica certo che offrire quel servizio diventi "gratuito" per le banche. Semplicemente, esse "trasferiranno" questi costi su altri correntisti, e le regolamentazioni rugginose diventeranno un peso ulteriore nella loro operatività. Con un ulteriore danno, in una fase non facile, per i loro azionisti (che sono, spesse volte, anche piccoli risparmiatori).
L'impressione è quindi che il governo Monti abbia mancato una grande occasione: quella per liberalizzare sul serio. Liberalizzare sul serio significa rimuovere barriere all'entrata, ovvero stimolare l'ingresso di nuovi produttori di un certo bene o servizio. Questo stimola sia l'innovazione circa il modo in cui quel bene o servizio viene prodotto (chi l'ha detto che bisogna fare "come si è sempre fatto"?), sia pressioni competitive che possono avere per risultato un abbassamento dei prezzi.
Invece il governo ha scelto un'altra strada. Quella di interventi minimali, che guarda caso non toccano due giganti pubblici noti per la loro inefficienza: Poste e Ferrovie. Per i consumatori, insomma, c'è poco da festeggiare.
Alberto Mingardi
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