A marzo l'allarme rosso sul bilancio familiare rischia di scattare ben prima dell'ultima settimana del mese. Il governo dei professori, infatti, ci presenta i primi conti della crisi. E sono davvero salati. C'è da pagare l'addizionale regionale Irpef, una mazzata visto che si versa l'acconto del 30% per quest'anno e in un'unica rata il dovuto per il 2011. Passati due mesi, a giugno, si andrà in cassa per l'Imu, in alcuni casi più pesante della vecchia Ici. L'estate la passeremo già pregustando l'aumento ormai quasi scontato dal 21% al 23% dell'Iva. Una botta da 576 euro a famiglia secondo le stime di Confesercenti.
Un taglio netto ai redditi delle famiglie che anche sul fronte dei servizi pubblici vedranno drasticamente ridurre l'offerta e aumentare le tariffe. Il Comune di Como, come è emerso ieri nel corso di un convegno per addetti ai lavori ma che ha lanciato un messaggio chiaro a tutti, si appresta a varare un bilancio «lacrime e sangue». Una riduzione complessiva della spesa per far restare i conti in sicurezza ed evitare l'effetto Grecia. Benissimo. Abbiamo ormai compreso tutti che il tempo delle cicale è definitivamente alle spalle, ma non vorremmo che all'oculatezza sempre benvenuta del buon padre di famiglia, qualcuno nella foga imbracci, invece, l'accetta.
Se infatti ci sono spese che possono essere sacrificate senza troppi danni (auto blu, convegni, viaggi, spese di rappresentanza) altre hanno effetti sociali devastanti. Aumentare le rette degli asili o ridurre i posti nelle case di riposo significa rendere impossibile. Ad esempio, a molte donne di lavorare visto che il peso dell'assistenza di bambini e anziani è ancora quasi tutta sulle loro spalle. Loro malgrado.
Diminuire la spesa per l'istruzione rischia di impoverire ulteriormente l'offerta scolastica pubblica che negli ultimi anni è riuscita a mantenere un livello dignitoso spesso solo grazie alla buona volontà di tanti insegnanti e all'aiuto economico delle famiglie.
Rigore ed equità, invoca il prefetto, non mancando di stigmatizzare qualche resistenza di troppo ai sacrifici nella pubblica amministrazione e nella politica. Abbiamo tutti ben chiaro il lungo elenco delle sedute del consiglio comunale andate a vuoto a causa della logorrea improduttiva dei sui membri. Improduttività che costa cara alle casse del Comune visto costa circa cinquemila euro tra gettoni di presenza, straordinari del personale, luce e riscaldamento.
Se ai prossimi inquilini di palazzo Cernezzi venisse la tentazione di imbracciare l'accetta per far quadrare i conti, prima vadano a fare un giro al supermercato il quindici del mese. Se vede tanti pacchi di uova nel carrello, pensi a darsi da fare per rimettere in moto la città e a sprecare meno tempo in chiacchiere e litigi.
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