Sul Lario si registrano rumors, mugugnos più che boatos, borbottii di scissioni e liste civiche. Trame in corso da parte di chi non si sarebbe rassegnato alla vittoria nelle primarie dell'asse formato dal coordinatore provinciale Alessio Butti e da Cl che ha portato Laura Bordoli in rampa di lancio per la candidatura a sindaco. Gli sconfitti starebbero tirando per la giacchetta il competitor sconfitto, Sergio Gaddi e al grido di «armiamoci e parti» lo vorrebbero candidato sindaco di questa virtuale lista civica.
Non è nota la volontà ufficiale dell'interessato. Ma è difficile pensare che voglia avventurarsi in una salto nel buio che avrebbe come risultato quello sì di mandare a carte quarantotto la corsa di Laura Bordoli e di minare la leadership di Alessio Butti, ma anche di consegnare la città al centrosinistra. In politica la tattica di tagliarsi gli attributi per far dispetto alla moglie non paga mai.
Ecco perché dietro i mugugnos difficilmente potrà spuntare un'iniziativa concreta. Certo, la questione di fondo esiste. Lo scontro tra le due anime del Pdl prima che politico è culturale. L'osmosi tra ex Forza Italia ed ex An non si è mai completata. Specie se il bastone del comando è, come alle nostre latitudini, in mano a un dirigente della seconda componente. Declinata in salsa locale, però la tenzone trascolora in una mera lotta di potere. La stessa che ha macchiato le prime primarie comasche nella storia del centrodestra. La medesima che sta portando l'elettorato e i riferimenti sociali del partito a staccarsi da quest'ultima. I nomi e le facce dei presunti congiurati coincidono in gran parte con coloro che erano sempre pronti a dare la spallata a Bruni ma, al momento buono, hanno girato la spalla dall'altra parte.
Torti e ragioni esistono da entrambe le fazioni. Le ambizioni di poltrone e poltroncine sono anche legittime, quando si tratta di desideri non malsani (e non esiste alcun motivo di pensare il contrario). Ma le primarie che hanno supplito al congresso provinciale abortito, avrebbero dovuto rappresentare una sorta di cesura e una tregua, perlomeno, fino alle urne di maggio e in vista degli sviluppi che interesseranno il partito a tutti i livelli.
Invece, contagiati da quel tafazzismo che di solito è proprio del centrosinistra (che peraltro ne è tutt'altro che immune anche a Como), il Pdl continua a vagare per il campo della politica lariana in cerca di quell'amalgama che non si trova né al mercato del calcio né a quello della politica. Ma va cercato e costruito all'interno della squadra, con la consapevolezza che una volta fatte le scelte, tutti devono correre, aiutarsi e sostenersi. Anche coloro che l'allenatore decide di lasciare in panchina. In caso contrario si rischia di perdere. Sul campo come nelle urne.
Francesco Angelini
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