Sono i mille bambini che in provincia di Como sfuggono all'obbligo scolastico, i 25 che secondo Telefono donna lo scorso anno sono stati abusati dai padri (cui bisognerebbe aggiungere le vittime dei falsi abusi denunciati dalle madri nelle cause di separazione: «il 75% infondate e strumentali all'ottenimento di immediati risultati» dice il presidente nazionale dell'Associazione avvocati matrimonialisti Gian Ettore Gassani e ne ha discusso recentemente anche l'Ordine di Como), le ragazzine delle medie che affermano se stesse diventando baby mamme (dopo il caso della quattordicenne di Albate ce ne sono stati segnalati diversi altri, che non abbiamo pubblicato perché il nostro intento non era fare gossip, bensì sollevare un problema sociale).
Che cosa c'è dietro tutto questo?
«Una famiglia che diventa sempre più fragile; la figura paterna che in questi anni non è stata valorizzata; fattori storici, dal '68 in poi, che andrebbero esaminati». Comunque la si pensi, qualunque provenienza politico-culturale si abbia, davanti ai numeri suddetti sarebbe da irresponsabili non aderire alla riflessione sollecitata da Erasmo Figini, che dalla Cometa vede l'esito finale della crisi della famiglia (i bambini dati in affido alla sua associazione). Urge capire «perché stia accadendo tutto questo», «che cosa possiamo fare per tamponare l'emergenza». E per superarla.
Stiamo parlando di un problema che riguarda tutti. Anche chi ha - o pensa di avere - la famiglia del mulino bianco. I costi che ricadono sulla collettività, infatti, sono altissimi: servizi sociali e tribunali oberati di lavoro, comuni che spendono fino a 120 euro al giorno per ogni bambino dato in affido a una casa-famiglia, insegnanti che, oltre ai colloqui con mamme e papà, si devono sobbarcare sempre più spesso quelli con le operatrici della tutela minori.
Davanti alla crisi della famiglia, non si può più fare gli struzzi, né schierarsi acriticamente con una delle parti in causa. Occorre un'analisi approfondita. È un problema culturale e come tale è giusto che sia affrontato dai più disparati punti di vista. Ma è altrettanto importante evitare che il dibattito si trasformi nella sterile gioco delle parti cui ci hanno abituato i talk show televisivi. Va bene che ne parlino mamme e papà, avvocati e sacerdoti, ci mettiamo pure noi giornalisti, però è fondamentale stabilire e riconoscere delle basi scientifiche. Il dato più incredibile di tutti è che la scienza si occupa di queste problematiche fin dal secolo scorso - nel 1999 venne pubblicata sulla rivista "Acta pediatrica" una prima importante indagine epidemiologica sulle devianze legate alla crisi della famiglia e alla presenza-assenza delle figure genitoriali - ma fatica a farsi largo nei tribunali e nei luoghi deputati all'educazione dei bambini (famiglie comprese).
Per questo sarebbe interessante che fosse aperto a tutta la cittadinanza il corso di aggiornamento obbligatorio per i pediatri dell'Asl di Como che si terrà il 19 aprile in Ca' d'Industria. Titolo: "Il pediatra di famiglia e i figli con disagio familiare". Si parlerà di deprivazione e alienazione genitoriale, nonché di "genetica della separazione". Un primo passo importante per affrontare socialmente questioni che non possono più rimanere chiuse tra quattro mure.
Pietro Berra
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