Il caso, si sa, è chiuso. A pochi giorni dal deposito delle liste per le comunali, salvo i mal di pancia nel Pdl, forse anche provocati da nostalgiche tentazioni di olio di ricino, non sono previste sorprese. La società civile autorevole ha rinunciato alla discesa in campo. L'unico Monti comasco resta il bar di piazza Cavour. Le tante liste civiche, con tutto il rispetto, appaiono dignitosi surrogati. Ora però il sondaggio sulla lista Monti rivela che nonostante l'affollamento, ci sarebbe stato lo spazio anche a Como per una formazione civica autorevole e riconosciuta. Perché l'eventuale formazione politica del premier, oltre a pescare nell'elettorato del Pd (probabilmente quello più moderato) e, in misura minore, in quello del Pdl, fa breccia nell'area dell'astensione e degli indecisi.
Anche i sondaggi commissionati da varie forze politiche su Como dimostrano come il partito del non voto sia di gran lunga il primo. La percentuale di indecisi e decisi ad andare al mare sfiora il 40%. Si tratta in parte di elettori di centrodestra delusi dall'amministrazione Bruni, tant'è che una quota di essi è stata recuperata nel sondaggio lanciata dal Pdl dopo le primarie. Ma certo sono anche ex simpatizzanti di altri partiti insoddisfatti dell'offerta politica attuale.
Perché il sondaggio su Monti, non può essere riferito solo alle cose fatte e peraltro piuttosto annacquate in Parlamento, dall'attuale governo. Dietro al risultato c'è la grande e per certi versi sorprendente capacità comunicativa del presidente del Consiglio, ma anche la percezione di quest'ultimo come una novità in un panorama politico che appare stantio e sempre più screditato e in cui emerge l'ennesima questione morale italiana.
Facile riportare tutto sul piano locale. Al di là dei riverberi delle vicende giudiziarie che interessano centrodestra e centrosinistra, resta forte il tasso di insoddisfazione per l'operato dell'amministrazione. Per i cittadini è difficile separare il grano dal loglio e tutto quello che esce dal grande ventre molle di palazzo Cernezzi per riproporsi nel voto di maggio è visto perlomeno con diffidenza.
Ci sarebbe stato spazio perciò, nell'offerta politica comasca, per una novità. Un candidato sindaco autorevole, preparato, capace e onesto con solide e significative esperienze professionale nella società civile e una squadra adeguata (questo è il governo Monti al di là dei risultato raggiunti), avrebbe certo "bucato" il panorama elettorale. Ma restano solo il rimpianto, le solite facce, qualche novità non così robusta da lasciare traccia. E il rischio di un sindaco eletto da una minoranza di comaschi.
Francesco Angelini
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