Domani La Provincia compie 120 anni e a chi è capitata, senza alcun merito, la fortuna di celebrarne il compleanno da direttore piace pensare che questo giornale sia proprio così: un amico, una presenza quotidiana per tutti i comaschi, una persona di cui ti puoi fidare perché cerca sempre di dare il meglio di sé, spesso non riuscendoci, tante altre volte invece sì e comunque sempre impegnata a raccontare tutto quello che accade nella nostra città - tutto - senza mai lasciare nell'angolo nessuno. Cercando di non farti sentire mai solo.
Se c'è al mondo una categoria narcisista, egocentrica e autoreferenziale, state certi, è quella dei giornalisti, ai quali, soprattutto quando arrivano nella stanza dei bottoni, viene del tutto naturale pensare di essere degli intelligentoni, dei professori, dei gran scienziati e, ancora di più, che i destini di un giornale dipendano esclusivamente da quello che fanno, anzi, che quel quotidiano sia in fondo un po' "roba loro". Niente di più sbagliato. I direttori passano - dal primo all'ultimo, inesorabilmente - e con loro i capiredattori, i capiservizio, i cronisti e le grandi firme, passano i manager, passano i tipografi, gli editori addirittura e, via via, se ne vanno, tirate dal filo sottile del tempo, anche le migliaia e migliaia di lettori che si passano il testimone da generazione in generazione da ormai ben più di un secolo. Solo una cosa resta: il giornale, il suo marchio, la sua bellissima testata, semplice, solida e onesta come la terra di cui è espressione : La Provincia. Dietro di lei, negli ultimi 120 anni e di certo per i prossimi 120 e 120 e 120 ancora, si dipana un grande affresco manzoniano dove entrano tutti - ricchi e miseri, felici e disperati, industriali e casalinghe, padroni del vapore e signor nessuno, timorati di Dio e impenitenti peccatori, militi ignoti e leader sfolgoranti, direttori celebri e umilissimi corrispondenti dell'ultimo paesello ai confini dell'impero - ci sono tutti, tutti quanti a tessere la medesima tela. Non c'è alcun "io", ma solo un infinito e, se ci pensate bene, commovente "noi".
E allora, per celebrare questa ricorrenza di uno dei cuori di Como, abbiamo deciso di farvi un regalo. Anzi, tre. Oggi potrete sfilare dal vostro quotidiano un inserto di otto pagine magnificamente illustrato da Giuliano Collina e arricchito dai contributi di sei nostre grandi firme, sei comaschi doc: Mario Biondi, Federico Roncoroni, Alberto Longatti, Emilio Magni, Basilio Luoni e Carla Porta Musa, che dall'alto dei suoi primi 110 anni vi racconta come ha conosciuto da bambina il primo direttore della Provincia (sembra incredibile, ma è così!), quel Luigi Massuero a cui dobbiamo la nascita del nostro giornale. Domani, invece, giorno del compleanno, troverete in omaggio la ristampa fedelissima del primo numero, datato 26 marzo 1892. Un consiglio: prendetelo e leggetelo tutto, soprattutto le brevi di cronaca nera e giudiziaria dal lago, scritte in un italiano d'altri tempi di gradevolezza assoluta. Una vera chicca. Infine, a un prezzo irrisorio, un bellissimo libro: "Como in prima pagina" che raccoglie le migliori 120 prime pagine della nostra storia, una per anno, oltre a tanti aneddoti e alle interviste ai protagonisti che hanno costituito l'ossatura di questa azienda nell'ultimo mezzo secolo.
Ricordatevi sempre una cosa, cari lettori: prendere un giornale, leggerlo, sfogliarlo non è solo un rito o un atto di civiltà. È soprattutto un gesto d'amore. Ed è bello ricordarsi di chi non ti lascia mai solo, di chi sa starti vicino. Buon compleanno, Provincia carissima.
Diego Minonzio
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