E' un buon sindaco Marco Zacchera, primo cittadino di Verbania. Dal 2005, quindi non da oggi, ha stabilito che nel suo comune le slot machine siano aperte dalle 15 alle 22, in modo da evitare almeno che i ragazzi presi dalla febbre del gioco saltino la scuola. «Cos'altro potevamo fare?», ha spiegato. «Nella nostra città c'è una media di una slot machine ogni 50 abitanti!». Una posizione del tutto ragionevole, da buon amministratore che mette il bene dei suoi cittadini davanti agli interessi di un'azienda che produce le macchinette.
Peccato che il Tar abbia dato ragione a quest'ultima, affibbiando al Comune una sanzione di 1,3 milioni di euro. Se la sentenza agli occhi del comune cittadino appare assurda, la sanzione sembra addirittura spropositata. In realtà, essendo stabilita sul danno subito dall'azienda, rende bene l'idea di quale sia il «drenaggio» di soldi che attraverso l'azzardo viene praticato quotidianamente nelle tasche degli italiani. Zacchera non è il solo sindaco che in Italia abbia cercato di limitare l'orario delle macchinette mangiasoldi. Lo ha fatto capire ieri il presidente dell'Anci, Graziano Delrio. Immaginiamo che ora tutti questi sindaci si sentiranno molto più deboli, e sotto il tiro di una possibile azione legale com'è accaduto a Verbania. Per questo quella sentenza del Tar è doppiamente grave.
La motivazione con cui i giudici hanno spiegato la loro decisione è che in base ad un articolo del Codice Rocco, che risale ancora al periodo fascista, il problema delle bische è solo un problema di ordine pubblico. Fuori da lì non c'è ragione perché una pubblica amministrazione intervenga. In realtà i giochi sono diventati in Italia un problema ben più grave e invasivo che non il semplice mettere a rischio l'ordine pubblico. Come ha detto il ministro della Sanità Renato Balduzzi, siamo davanti a una vera patologia dilagante, ribattezzata con il nome di «ludopatia». I numeri sono impressionanti e sono anticiclici rispetto alla crisi: lo scorso anno, con il Pil in decrescita e disoccupazione record, si è toccato il tetto impressionante di 76 miliardi di giocate, che significano 1.260 euro a testa. Il boom è davvero fuori controllo se si pensa che nel 2000, cioè 11 anni fa, eravamo a 14,3 miliardi. Il fenomeno sfonda soprattutto tra i giovani: tra gli studenti delle superiori, un milione ha giocato almeno una volta nell'ultimo anno. Per il 6% la spesa è stata superiore ai 50 euro.
Si capisce quindi quanto sia stata saggia e oculata la scelta del sindaco di Verbania. Di fronte al moltiplicarsi dell'offerta, che viaggia ormai su tantissimi canali, ha cercato mettere almeno un argine. Le slot machine infatti possono diventare un moltiplicatori di danni: non solo «bruciano» soldi ma diventano anche una pericolosa attrazione alternativa alla scuola. Il governo ora pare essere intenzionato a muoversi.
Ma il personaggio del giorno è certamente lui, Marco Zacchera, sindaco che governa su 31 mila anime e che, pensando al loro bene, ha avuto il coraggio di fare una scelta controcorrente e per alcuni anche antipopolare. Ci vorrebbero tanti amministratori così nel nostro Paese, non accondiscendenti rispetto alle mode e capaci con le loro scelte di favorire comportamenti più consapevoli.
Giuseppe Frangi
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