Tanto tuonò che non piovve. Potrebbe essere questo l’epilogo dello strappo che ancora non sembra ricucirsi all’interno del PdL comasco con l’assessore Gaddi protagonista. Peraltro nessuno sembra avere voglia di ripararsi sotto l’ombrello. Forse neppure lo stesso assessore uscente alla Cultura. Magari lo auspica qualcun altro dentro e soprattutto fuori dal partito (dove ci sono già bottiglie di champagne in fresco).
Ma il temporale, salvo colpi di scena tra oggi e domani, potrebbe non arrivare, perché alla fine si bagnerebbero tutti. Il PdL "ufficiale" metterebbe a repentaglio l’approdo al ballottaggio di fronte a una lista dissidente guidata da un abile cacciatore di voti come Gaddi. Ma lo stesso ideatore delle grandi mostre una volta realizzato l’obiettivo di rompere le uova nel paniere di quello che potrebbe diventare il suo ex partito che potrà fare? Meglio insomma tenere i piedi all’asciutto, soprattutto in vista dei futuri sviluppi che andranno di certo a investire il PdL e forse l’intero panorama politico, dopo le amministrative.
Perché la ricucitura politica dello strappo, di quella politica che si nutre di poltrone e sembra l’unica rimasta in mano ai partiti italiani, sarebbe comunque come quelle medicine che abbassano la febbre ma non curano il male e le sue cause.
E il male del Pdl comasco è lo stesso che affligge il partito in sede nazionale: le ferite aperte dallo scontro fra culture politiche diverse che neppure il balsamo dei posti di potere riesce a lenire. Anche perché con la fuoriuscita dal governo, con Monti intenzionato a non farsi sfrattare troppo presto da palazzo Chigi e con Berlusconi sospeso tra la voglia di Quirinale e la tentazione di disimpegno, questi posti sembrano destinati a ridursi.
Più i cadreghini diminuiscono, più crescono i malumori e la voglia di andarsi a cercare un futuro da un’altra parte. Tutto questo influisce anche sulla realtà del partito a livello locale, dove poi ci sono altri fattori: la gestione del partito da parte del coordinatore provinciale, Alessio Butti, che ama la pace ma intesa alla romana, cioè come pax, la scarsa compatibilità anche personale tra alcuni grossi calibri pidiellini lariani e le ambizioni individuali.
Il risultato è un calderone in perenne ebollizione, figuriamoci quando spira il vento delle elezioni ad alimentare il fuoco. Il congresso, forse, avrebbe agevolato un chiarimento. Ma è stato rimandato sine die e quando si farà magari il partito si chiamerà in un altro modo.
Detto tutto questo resta solo da capire come queste continue fibrillazioni possano condizionare, nel caso di un esito favorevole del voto di maggio, anche la prossima amministrazione comunale. Perché nell’uscente, al di là delle dabbenaggini commesse da sindaco e assessori pdl, sono visibili i segni dello sfilacciamento del partito. Se, come appare probabile, le facce presenti in lista saranno più o meno le stesse, c’è poco da essere ottimisti. La candidata sindaco, Laura Bordoli, ha detto più volte di voler rinnovare la pattuglia. Bisognerà vedere quali margini di manovra le saranno concessi. Lo si scoprirà la prossima settimana quando i nomi dei candidati saranno resi pubblici. Poi c’è ancora aperto il caso Veronelli. Difficile rispetto a quello di Gaddi perché dettato più da ragioni personali che politiche.