Ci sono molti modi di morire, nel 2012. Molti, intendiamo, oltre a quelli tradizionali, ovvero vecchiaia e malattia. Si muore per disperazione, dandosi fuoco quando l’oppressione dei debiti si fa insostenibile. Si muore di lavoro in quei cantieri dove la sicurezza è un lusso che l’avidità non può - o meglio, non vuole - permettersi. Si muore di violenza, e per rendersene conto basta sfogliare le pagine di cronaca di un qualunque giornale. Si muore, infine, di incompetenza: per malasanità, malagiustizia e perfino malapolitica.
Non sapevamo che in questo 2012 si morisse anche di paura o, detto in altre parole, che fosse possibile smarrire la vita davanti a un fantasma. Un fatto accaduto a Mariano Comense ce lo ha rivelato.
Lo avrete letto nel giornale di sabato: convinta di essere stata derubata, forse scippata, una signora di 79 anni si è turbata al punto da sentirsi male. Nonostante il ricovero in ospedale, il suo cuore non ha retto all’angoscia, allo smarrimento, alla pura e semplice paura. Il fato ha poi voluto aggiungere un finale di terribile ironia: la signora non era stata derubata; la borsetta e il telefonino, che credeva nelle mani di un ladro, erano a casa, le chiavi, che pensava perdute, erano rimaste appoggiate alla lapide di una tomba visitata poco prima.
Il referto medico parlerà di infarto, ma la storia che abbiamo sentito racconta dell’altro. La signora è morta sopraffatta dal suo stesso timore, spaventata da un fantasma che, nei discorsi della gente, viene evocato a proposito e a sproposito: il fantasma della sicurezza personale, minacciata da tanti pericoli oggettivi e da qualcuno soltanto immaginario.
In un pomeriggio di primavera allegro e luminoso, la signora ha visto manifestarsi i suoi peggiori incubi, quelli che con più malvagità temeva potessero violare la vita di una pensionata come lei. Non soltanto la perdita dei beni, dei documenti, ma anche la minaccia portata al suo piccolo guscio: le chiavi smarrite, forse preludio alla visita di un ladro, addirittura di una banda di malviventi.
E’ facile cedere al panico quando, divelto il piccolo recinto che abbiamo costruito intorno a noi e ai nostri cari, non si percepisce altra forma di protezione. Non l’aiuto dei vicini, troppo spesso dei perfetti sconosciuti, esclusi dalla nostra cerchia di fiducia, non la solidarietà della comunità civica, cancellata in favore di un anonimato spacciato per riservatezza.
E’ quasi un’allegoria: se mancano le chiavi di casa è impossibile rientrare nel guscio, ovvero riguadagnare la trincea dietro la quale organizzare la difesa delle proprie abitudini. Non è così strano che, per una persona anziana, questo sia un peso eccessivo. Non può sorprendere più di tanto che quando gli allarmi veri e virtuali, vicini e riferiti, locali e globali, suonano quasi senza interruzione, il cuore e i nervi di chi è più debole possano cedere.
La morale, se di morale si può parlare, è che in un mondo in cui siamo sempre stati soli, oggi siamo più soli di sempre. La storia di Mariano ce lo insegna. Una storia di fantasmi nell’anno 2012.