Rivela anche che alla fine il potere se non logora chi non ce l'ha, finisce forse per contaminare che non l'aveva mai avuto. La botta per la Lega è forte. Anche perché le tre procure tre (due meridionali per una sorta di nemesi geografica) che indagano sulle attività del tesoriere Francesco Belsito hanno subito messo in mostra la merce. E che merce. Soldi del partito distratti per le esigenze della famiglia del Senatur allargata per l'occasione alla vice presidente del Senato nonché autorevole esponente del Cerchio Magico bossiano, Rosy Mauro. Messo in chiaro che la presunzione di innocenza vale fino al terzo grado di giudizio anche a Nord del Po, la botta è pesante per la Lega. Non fosse altro perché le accuse sui favori formato famiglia Bossi, seguono la discussa candidatura al consiglio regionale della Lombardia del Trota, erede di Umberto con qualche problema di maturità. E proprio la campagna elettorale di quest'ultimo sarebbe al centro delle indagini. Altri favori e favoretti degni di ben altre e deteriori cause politiche, avevano mostrato il ventre molle di un partito che era nato ostentando ben altre rigidità, morali e non solo.
In Italia, del resto, tutti tengono famiglia. I politici spesso più di una. E i figli sono piezz' e core dappertutto. Al di là delle conseguenze penali, e di una resa dei conti che partendo dalla "pulizia" invocata da Maroni non si sa dove andrà a finire, questa inchiesta lascerà un segno profondo e forse indelebile nella Lega Nord.
Nella sua immagine, innanzitutto, di fronte all'elettorato più romantico che è salito sul Carroccio attratto da quella diversità che peraltro ha ricevuto già pesanti colpi. Ma anche sulle prospettive di una leadership, quella di Umberto Bossi, che rischia di vedere un'accelerazione nel suo lento viaggio lungo il viale del Tramonto. Del resto, lo stesso cerchio magico e una certa tendenza alla satrapia da parte del capo, certo non lo agevolano.
Negli ultimi mesi, dopo che la frattura con Maroni si è allargata, Bossi è stato contestato a Pontida, fischiato in piazza a Milano e ora lambito, attraverso i suoi familiari, da questa inchiesta.
A conferma delle difficoltà del capo, la mancanza di reazione immediata (ben altri furono i riflessi quando un altro tesoriere del movimento, Patelli, finì nel cono d'ombra di Tangentopoli) e la presa di distanza di Roberto Maroni, che dopo aver invocato la pulizia e ottenuto la testa, peraltro già pericolante, di Belsito, ha evitato l'arroccamento nella sede di via Bellerio, dove tutto lo stato maggiore sì è rinserrato quasi a vegliare e proteggere il leader. Comunque vada a finire questa inchiesta, nella Lega da oggi nulla sarà più come prima.
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