In apparenza, infatti, il terremoto che sta devastando il Carroccio ai massimi livelli e dilaniando il partito di Berlusconi sul Lario, dovrebbe agevolare un successo del candidato del centrosinistra alle elezioni comunali di Como (discorso quasi simile si potrebbe fare per Cantù ed Erba dove però il Pdl ha mantenuto una parvenza di compattezza).
Con Lucini, in queste ore, stanno esultando anche gli altri competitor. Magari non potranno ambire alla massima poltrona di palazzo Cernezzi, ma certo sperano di beneficiare di qualche voto in libera uscita dal cupio dissolvi che sta vivendo il centrodestra comasco e non.
Un'emorragia ci sarà. In particolare del voto leghista. Perché, nonostante le indubbie qualità dei tre candidati sindaci in campo, Alberto Mascetti a Como, Nicola Molteni a Cantù ed Erica Rivolta a Erba, l'elettore del Carroccio guarda soprattutto - e spesso soltanto - a Bossi. Solo lui riesce a far sognare e in qualche modo a ipnotizzare il popolo padano, facendogli dimenticare anche che, in venti anni di cui dieci passati al governo, il federalismo è rimasto un'Araba fenice (che ci sia tutti lo dicono, dove sia nessun lo sa).
Anche Maroni e i maroniani comaschi sono consapevoli dell'insostituibile carisma del capo. Il quale perciò non potrà essere messo da parte tanto facilmente. Perché non conviene a nessuno. L'ex ministro dell'Interno tenterà forse un'intesa che consegni a lui le chiavi del movimento e al Senatur un ruolo di icona. Ma sarebbe comunque una presenza ingombrante e certo gli altri colonnelli non srotolerebbero i tappeti rossi di fronte all'avanzata di Bobo.
La situazione insomma è complessa e non indolore per un elettorato già inquieto dopo la lunga e infruttuosa (per la base e le categorie di riferimento della Lega) alleanza con il Cavaliere.
Ecco perché anche un riavvicinamento tra i lumbard e i Pdl sul Lario, magari un apparentamento formale al ballottaggio specie se vi saranno approdati, in Comuni diversi, candidati dell'uno e dell'altro partito, potrebbe rivelarsi un boomerang.
Chiaro che le debolezze reciproche sono uno stimolo a unirsi, ma lo saranno anche per convincere gli elettori della Lega a turarsi il naso e votare un candidato Pdl? Questa è la prima incognita per l'ex coalizione di centrodestra sul Lario. La seconda, relativa solo alla corsa per palazzo Cernezzi, riguarda la lista Gaddi-Veronelli. I due ex assessori otterranno un risultato significativo anche cannibalizzando l'elettorato di Laura Bordoli. Difficile però che sia sufficiente per impedire che quest'ultima manchi il ballottaggio (sarebbe un'autentica rivoluzione). Che ne faranno allora i due transfughi del loro tesoretto di voti? Lo offriranno a Lucini, tagliando così del tutto i ponti con la casa madre? Da queste e altre scelte dipende molto lo champagne del centrosinistra. E forse non è così scontato.
Francesco Angelini
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