Oggi come ieri tutti guardano al dito e nessuno alla luna. Tutti che denunciano i rischi di una prospettiva populista. Parole queste ultime di Nicky Vendola. Uno che, peraltro, è coinvolto in un'inchiesta della magistratura e lambito da alcune altre.
Chiaro che la presunzione di innocenza vale anche per lui. Ma non si può pretendere che i cittadini abbiano tempo e voglia di distinguere il grano del loglio.
Se i partiti cosiddetti tradizionali sfornano ogni giorno un Lusi, un Belsito, un Lavitola, un De Gregorio, come pretendono di continuare a essere credibili? Se le forze politiche ribadiscono l'impudente volontà di non rinunciare ai ricchi emolumenti che passano sotto il nome di rimborsi elettorali per aggirare il referendum con cui gli italiani nel lontano 1993 hanno bocciato il finanziamento pubblico, come possono pensare di mantenere il consenso?
Eppure il problemi, a loro dire, sono ben altri. La politica italiana, del resto, è il luogo d'elezione del benaltrismo. I guai non derivano dai comportamenti disinvolti di certi parlamentari bensì da quel volgarone, populista, impudente ed ex cabarettista Beppe Grillo. Che peraltro ai rimborsi elettorali ha già rinunciato, mica come tanti che gli hanno stigmatizzati mentre continuavano a incassarli e solo ora annunciano la volontà di fare marcia indietro (Lega e Idv tanto per fare i nomi). E neppure come quelli (Bersani) che mentre fa un appello a unirsi nel respingere l'assalto dell'antipolitica, le prebende di Stato, frutto delle tasse versate dalle famiglie, vanno comunque avanti a metterle in cassaforte. Tanto poi ci pensa Lusi a fare spazio.
Siamo circondati da scandali e inchieste che riguardano i politici, l'unica categoria sociale che non ha visto scendere il proprio tenore di vita negli ultimi mesi. Eppure proprio loro si permettono ancora di alzare il ditino per evidenziare i pericoli per democrazia portati da Grillo e dalla sua pattuglia. Lo stesso film visto ai tempi della Lega. Allora Bossi, Maroni (sì, pure il futuro ministro degli Interni) erano catalogati come i barbari volgari e razzisti che predicavano la guerra civile del Nord contro il Sud. Si è visto come è andata a finire. I partiti della Prima Repubblica, che guardavano il dito e non la luna, sono stati spazzati via. La Lega è arrivata al governo, è diventata la forza politica più longeva della Seconda Repubblica ed ora rischia di essere travolta da uno scandalo finanziario di portata impensabile solo fino a pochi mesi fa. Al suo posto si affaccia l'astro nascente dei grillini, anch'esso un movimento "one man show" come il Carroccio di Bossi. Anch'esso additato come un lebbroso e destinato a raccogliere il voto di protesta in libera uscita da via Bellerio. Alla fine per descrivere la politica italiana, oltre a Vico, va bene anche Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Il suo Gattopardo è sempre di moda.
Francesco Angelini
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