Un bel sabato mattina di aprile, la città di Como, e con essa altri centri importanti della provincia come Bellagio e Cernobbio, si sono svegliate, come accadde all'impiegato Gregor Samsa, trasformate non già in enormi scarafaggi ma in tante repliche di Cortina. Con gli uomini del Comando provinciale di Como, alcuni in divisa, altri in borghese, dentro e fuori dai negozi del centro, a chiedere scontrini e ricevute fiscali. Un dubbio è sorto spontaneo: ma allora, siamo anche noi come quelli di Cortina? Anche noi siamo percepiti come furbetti e furbacchioni, come sanguisughe in completo Armani, come parassiti con il Suv? Siamo noi stessi, insomma, quelli che odiavamo e ai quali con piacere abbiamo visto infliggere accertamenti e multe? Ma soprattutto possiamo, adesso che tocca a noi, dire che è tutto sbagliato, che non si fa così, che le tasse sono troppo alte e che le forze dell'ordine se la prendono solo con la gente che lavora? Possiamo fare come Vittorio Gassman nell'"Audace colpo dei soliti ignoti" quando, vistosi fermare da un vigile per una questione stradale, protesta indignato: "Ma arrestate i ladri!". Dimenticandosi, per inciso, di aver appena compiuto una sgangherata rapina.
La risposta è no: non possiamo dire che è giusto a Cortina e che è sbagliato a Como. Non possiamo credibilmente sostenere che i furbi stanno tutti da una parte e gli innocenti dall'altra. Tocca a noi: come tutti i cittadini uguali davanti alla legge, bisogna che superiamo l'esame. Speriamo bene, speriamo che Como abbia rimostrato pieno rispetto delle leggi e che, davanti alle pretese del Fisco, per quanto sgradevoli possano essere, i più si siano comportati da gentildonne e gentiluomini: dichiarando quanto verosimilmente guadagnano nello svolgimento delle rispettive professioni. Lo scrive la stessa Guardia di finanza nel comunicato con cui ha cercato di illustrare il suo blitz: «L'obiettivo non è solo quello di tutelare gli operatori "regolari" dalla sleale e illecita concorrenza degli abusivi e di coloro che vendono merci fuori norma, ma anche di evitare che gli esercenti che rispettano gli obblighi di emissione dei documenti fiscali finiscano con il risultare indebitamente svantaggiati rispetto ai loro concorrenti che violano le norme tributarie».
Un concetto semplice quanto vero: le regole valgono per tutti. Chi non le rispetta non solo avvantaggia se stesso, ma danneggia gli altri. Concetto, ripetiamo, semplice e autentico: per questo tanto più inafferrabile e, putroppo, raramente applicato. Ognuno è pronto a fare eccezione per se stesso, a giustificare un minimo deragliamento dalla norma, una piccola, piccolissima, trasgressione. Tanto, cosa vuoi che sia?
Forse non sappiamo cosa potrebbe essere, ma senz'altro sappiamo cosa è: una buona ragione perché i nostri diritti vengano diminuiti. Perché sia giustificato, a volte persino necessario, che il mantenimento delle regole tributarie assuma contorni repressivi, insistenti se non proprio persecutori. Alla fine solo il cittadino che ha superato l'esame potrà chiedere che venga stabilita un'altra verità: che i controlli non sono la soluzione di tutto, che la via del rilancio non può passare esclusivamente dal fisco e che l'economia ha bisogno di fiducia e di libertà. Tutto giusto e tutto vero: e tanto più giusto e tanto più vero quando affermato da persone il cui codice fiscale ha resistito alla prova bucato.
Mario Schiani
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