Precisato che il risotto verde è una specialità della festa lumbard del Comune varesotto, va detto che, sia pure involontariamente, non si poteva coniare migliore espressione, in puro idioma lumbard, per fotografare l'attuale situazione del Carroccio.
«L'è un bel risott», dicevano i nostri nonni per descrivere una situazione caotica con continui rimescolamenti, come appunto richiede il piatto il piatto principe della gastronomia milanese.
La Lega oggi, dopo il rimescolamento delle inchieste giudiziarie e degli sconti interni è davvero un bel risotto, naturalmente verde. E dovrà perlomeno mantecare un po' prima di acquistare un sapore definito e gradito agli elettori.
L'unica certezza dell'incontro tra i due amici rivali leghisti è che a reggere il mestolo (preferibilmente di legno secondo la tradizione culinaria meneghina) sarà Bobo Maroni. L'ideale utensile del comando glielo ha consegnato Umberto Bossi, proprio ieri una Besozzo improvvisamente (e beffardamente se vogliamo) trasfigurata in Teano come teatro di un incontro diverso ma anche un po' simile a quello di Garibaldi (i leghisti perdonino) e Vittorio Emanuele II. Perché in fondo, il Senatur, piegato dai guai di famiglia e cerchio magico più che dalla precaria salute) cedeva la sua idea rivoluzionaria all'ex ministro degli Interni (un simbolo dello Stato) quasi come il Peppino in camicia rossa e non verde fece 152 anni con Vittorio Emanuele II. La rivoluzione incompiuta che lascia il posto all'ordine costituito per far nascere qualcosa di nuovo.
Sarà così anche nella nebulosa del Carroccio. Ma, per restare nel seducente e sacrilego parallelo tra l'Unità d'Italia e il Carroccio, ora o si rifà la Lega o si muore. Nel senso che soccombe la Lega.
Parti ancora invertite, per la precisione. Questo lo disse Garibaldi e perciò dovrebbe proclamarlo Bossi. Ma il Senatur forse lo ha pensato prima di decidersi a pronunciare quella frase: «Maroni è il bene della Lega». Aveva tentennato il capo. Voci dal cerchio fuggite parlavano addirittura della fondazione di un'altra Lega con l'Umberto ancora in sella.
Alla fine però ha prevalso l'idea del passo indietro per cercare di far sì che l'idea non perisca. Che insospettabile retrogusto romantico si trova in questa Lega crepuscolare.
Del resto con Bossi colpito negli affetti familiari, Calderoli azzoppato perché accasato a spese del partito, Maroni è l'uomo solo al comando. A lui ora l'onere del mestolo. La cucina di un risotto verde che risulti commestibile ai palati sia pure non finissimi degli elettori lumbard.
Francesco Angelini
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